Un collega di Repubblica, Raimondo Bultrini, è rimasto ferito questa mattina durante l’ennesima bomba esplosa in Sri Lanka – nella capitale Colombo, a pochi passi dalla Chiesa di Sant’Antonio già colpita 24 ore prima – negli attentati di Pasqua che stanno funestando il Paese asiatico sotto i colpi dello jihadismo fondamentalista. In particolare, l’inviato-corrispondente di Repubblica è rimasto ferito da una scheggia uscita dall’autobomba esplosa durante una fase di disinnesco a pochi passi dalla Chiesa già attaccata dai kamikaze durante le celebrazioni della Pasqua ieri mattina. Per la Bbc la detonazione sarebbe avvenuta «nel momento in cui personale delle forze di sicurezza cercava di neutralizzare un ordigno individuato in un veicolo»: Bultrini, oggi a Rep, ha lavorato a L’Unità e Paese Sera occupandosi per lunghi anni di politica, inchieste investigative e denuncia sociale. Col passare della carriera però si appassiona di filosofie orientali e pollici asiatiche fino ad avvicinarsi al buddismo “seguendo” le opere e gli scritti di Tiziano Terzani: dal 2000 è collaboratore dal Sud-est asiatico del gruppo editoriale la Repubblica /L’espresso e ha pubblicato oltre 500 articoli sull’Asia, seguendo gli eventi più importanti per «la Repubblica», «L’espresso», «il Venerdì», «Limes» e «D donna».
IL RACCONTO DELL’INFERNO DI RAIMONDO BULTRINI
Dopo l’11 settembre, Raimondo Bultrini è stato inviato prima in Afghanistan e poi in Pakistan mentre nel 2001 dirige il film-docs su Madre Teresa: tra le interviste più importanti della sua lunga carriera giornalistica annoveriamo il Dalai Lama e i principali leader asiatici degli ultimi 10 anni. In un breve racconto pubblicato dalla stessa Repubblica, Bultrini ha provato a riassumere cosa sono state queste ultime terribili ore da inviato nell’inferno di Colombo: «avevo appena visitato i tre grandi alberghi colpiti nel lungomare al centro di Colombo e mi stavo dirigendo verso la Chiesa di sant’Anthony, uno dei luoghi della strage di Pasqua», scrive il collega ancora scottato dagli eventi, «Giunti a 300 metri dalla Chiesa la strada era chiusa per il ritrovamento avvenuto stamattina di un auto sospetta poi risultata piena di esplosivo. Il tempo di avvicinarmi all’incrocio e chiedere informazioni a un residente e un’esplosione violenta davanti a me ha scatenato un inferno di fiamme proprio nel punto dove si trovava l’auto, subito completamente avvolta dal fuoco». A quel punto Bultrini scappa con gli altri presenti verso un rifugio pensando che fossero di nuovo sotto l’attacco dei kamikaze fondamentalisti: «Lungo la strada abbiamo incontrato altre transenne attorno alla stazione dei bus dove è esplosa un altra bomba, forse disinnescata alla meglio come la prima», scrive l’esperto giornalista. In conclusione, si accorge di essere rimasto ferito sotto quell’inferno anche se gli è andata comunque “bene”: «Solo a questo punto ho notato le macchie di sangue sui pantaloni sotto al ginocchio. Nell’ospedale di Negombo dove sono ricoverati decine di feriti dell’assalto suicida alla chiesa locale che piange la gran parte delle vittime, i medici hanno disinfettato le escoriazioni ed escluso dopo i raggi X la presenza di schegge interne: “Stia attento dove va” mi ha detto il dottore laconico. “Potrebbe non andarle sempre bene come oggi”».