Rapporto choc su Fratelli Musulmani? In realtà non conclude che vogliono imporre sharia: Le Monde smentisce Le Figaro, ecco cos'è scritto davvero
COSA DICE DAVVERO IL RAPPORTO SUI FRATELLI MUSULMANI
A differenza di quanto emerso negli ultimi giorni, il rapporto sull’influenza dei Fratelli Musulmani in Francia, commissionato nel 2024 dall’allora ministro dell’Interno Gérald Darmanin, non contiene rivelazioni eclatanti: è più moderato e sfumato di quanto lascino intendere le dichiarazioni pubbliche di alcuni politici, come il nuovo ministro dell’Interno Bruno Retailleau, che ha parlato di un pericolo estremo legato ai Fratelli Musulmani.
Il rapporto, presentato al Consiglio di Difesa e Sicurezza Nazionale all’Eliseo, non è stato reso pubblico immediatamente, come previsto: circola quindi un testo provvisorio di 75 pagine, passato al setaccio dal giornale francese Le Monde. Secondo quanto riportato, per motivi di sicurezza sono stati oscurati i nomi delle persone intervistate e degli autori: un diplomatico ed ex ambasciatore in Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Libia e Tunisia, e un prefetto che lavorava nell’Aube e nelle Yvelines.
Per quanto riguarda i contenuti – aspetto che ha suscitato maggior dibattito – Le Monde segnala che la lettura fornita dai colleghi de Le Figaro è stata molto allarmistica, rafforzata dai commenti dell’attuale ministro dell’Interno, secondo cui “i Fratelli Musulmani vogliono imporre la sharia in tutta la Francia”.
Tuttavia, il rapporto non sostiene tale tesi, che infatti non trova riscontro nel documento visionato da Le Monde, il quale lo definisce critico ma prudente. Vi si segnala, infatti, l’esistenza di un “pericolo di un islamismo municipale, ideologicamente composito ma fortemente militante, con effetti crescenti nella scena pubblica e nella politica locale”, in particolare in vista delle elezioni municipali del 2026.
LE ORIGINI E LA SITUAZIONE ATTUALE
Gli autori del rapporto hanno intervistato 45 accademici francesi e stranieri, effettuato una dozzina di viaggi in Francia e quattro in Europa, e incontrato leader musulmani nazionali e locali. Il rapporto si apre con una rassegna storica e ideologica che risale alla fondazione dei Fratelli Musulmani da parte di Hassan al-Banna nel 1928. Viene descritta la visione fondamentalista dell’Islam, che non distingue tra vita privata e politica, il modo in cui il movimento opera e il ruolo che svolge.
Dopo una fase di ascesa, culminata nel 2021, i Fratelli Musulmani sono ora in declino in molti paesi del Medio Oriente: sono stati estromessi dal potere in Egitto, Tunisia e Marocco; messi al bando in Giordania; attaccati in Libia; e superati dai jihadisti in Siria. Attualmente, mantengono una base significativa solo in Turchia, considerata l’“epicentro mediorientale della Fratellanza”. In Europa, invece, hanno trovato terreno fertile in Germania, Regno Unito, Belgio, Austria e Svizzera, ma non sono riusciti a stabilire un controllo personalizzato.
“MINACCIA NON IMMINENTE O MASSICCIA”
Il documento designa il Consiglio dei Musulmani d’Europa (CEM) come una sorta di “ombrello” dei Fratelli Musulmani, sebbene disponga di risorse limitate (un budget annuale di 300.000 euro) e utilizzi una retorica ambigua. Inoltre, è accusato di voler influenzare le istituzioni europee, in particolare in Francia. Viene condannato il gruppo Musulmans de France, erede dell’Unione delle Organizzazioni Islamiche di Francia (UOIF), e principale punto di riferimento della Fratellanza, con 139 luoghi di culto affiliati (circa il 7% del totale). Tuttavia, il rapporto precisa che non tutti i frequentatori di questi luoghi sono aderenti al movimento. Si stima che i membri attivi della Fratellanza siano tra i 400 e i 1.000.
Le Monde scrive che il rapporto non segnala una minaccia imminente o massiccia, anche perché la Francia ha già colpito i principali centri legati alla Fratellanza con perquisizioni, scioglimenti di associazioni e controlli nelle scuole. Musulmans de France starebbe addirittura perdendo terreno rispetto al 2000, quando l’UOIF organizzava raduni annuali da 100.000 persone in un solo fine settimana a Le Bourget (Seine-Saint-Denis).
Per quanto riguarda le scuole, 21 su 74 sono identificate dal rapporto come legate al movimento frériste, come i due istituti di formazione alla predicazione dell’Institut européen des sciences humaines. Anche in questo caso, però, non vi è alcun allarme nel rapporto, che ricorda come i principali centri della Fratellanza in Francia siano già stati presi di mira dallo Stato.