Fabrizio Bentivoglio recentemente ha vestito i panni di Raul Gardini nel film, omonimo, dedicato all’imprenditore, che è in onda questa sera su Rai 1. Sulle pagine del quotidiano La Nazione ha raccontato la difficile (ma appagante) missione di vestire i panni di colui che riuscì, con astuzia, a mettere le mani sulla maggioranza della Montedison, fondando pochi anni dopo la Enimont, il primo progetto di azienda che univa pubblico e privato.
Parlando della sua esperienza nel film dedicato a Raul Gardini, Bentivoglio ci tiene, in apertura, a chiedere di non chiamarlo docufilm, “è la sintesi poetica dei suoi ultimi 3 anni di vita. Con me si racconta il Gardini privato, l’uomo, il padre, il marito. La parte documentaristica narra, invece, quella pubblica”. Ma l’attore si rammarica anche di un aspetto, spesso sottovalutato, ovvero che sia “incredibile [che] un personaggio del genere possa essere stato dimenticato“. Ma per Bentivoglio questa non è stata la prima volta che è entrato in contatto con Raul Gardini, perché racconta che “l’avevo già studiato, dieci anni fa, [per] fare un film su di lui. Poi non si fece più”, lasciandogli “l’amaro in bocca. Quanto è arrivata la proposta, ho colto la palla al balzo”.
Bentivoglio: “Raul Gardini era un visionario a suo tempo”
Continuando a parlare della sua esperienza per il film su Raul Gardini, Bentivoglio racconta come sia stato accolto dai suoi figli. “Ci hanno aperto casa, dove abbiamo trascorso qualche giorno. Attraverso loro ho avuto la possibilità di fare su di lui piccole scoperte private che naturalmente non rivolerò”. Il film, infatti, è un modo “per raccontare al grande pubblico l’aspetto umano di un uomo che 40 anni fa parlava già di carburanti biodegradabili e di plastiche riciclate“.
Questa, per Bentivoglio, è stata la grandissima opera di Raul Gardini, un uomo “lungimirante nella sue idee, che ancora oggi sono attuali e perseguibili. È stato dimenticato troppo a lungo”. E parlando, invece, del triste destino dell’imprenditore, che si tolse la vita quando capì che presto sarebbe stato coinvolto nel processo Mani Pulite, sostiene che “purtroppo non è stata che una clamorosa conferma dell’assoluta mancanza di meritocrazia nel nostro Paese“. Infatti, secondo Bentivoglio, Raul Gardini, ha condiviso il destino dei migliori, “che non solo non vengono aiutati, ma anzi vengono puntualmente ostacolati”.