Massimo Recalcati, noto psicanalista, è stato intervistato stamane dal programma di Canale 5, Mattino Cinque. Si parla della polemica che si è venuta creare nelle ultime ore a seguito della decisione di Giorgia Meloni di portare la figlia a Bali con se al G20: “E’ ovvio che c’è un diritto della madre che la responsabilità politica non può cancellare – spiega Recalcati in diretta tv – io vedo anche una lezione supplementare, la politica si occupa di grandi temi universali come la povertà, la diseguaglianza, il lavoro, ma spesso la politica, mentre si occupa di questi temi, dimentica che dietro la povertà ci sono i poveri e i poveri hanno un nome”.
“La grande lezione della maternità – ha proseguito – è quella di pensare che la cura materna è sempre cura dell’uno per uno, dovremmo iniettare dosi di maternità nella politica in modo che la politica perda la sua vocazione astratta e consideri che dietro la povertà ci sono i poveri, dietro la disugaglianza ci sono nomi propri, ed è questa la grande lezione della maternità. Per una madre ogni figlio è un figlio unico al di là del numero dei figli, essere madri dà un valore di insostituibilità per ogni figlio e se questo passasse nella politica sarebbe un grande guadagno”.
MASSIMO RECALCATI: “UNA DONNA NON DEVE SOLO ESSERE MADRE”
Recalcati si è poi soffermato sulla questione maternità, lavoro: “La mia idea è che i figli per certi aspetti ci guadagnano dall’assenza della madre, noi come clinici vediamo che i disastri maggiori non sono provocati dall’assenza ma da un’eccessiva presenza della mamma. Una madre non deve abolirsi come donna, le grandi patologie sorgono quando l’essere madre assorbe completamente la vita della donna, che è fatta di altre cose. Una madre che si realizza non solo nell’essere madre ma anche nei suoi compiti sociali fa solo bene al figlio. Un altro tema è il fatto che il nostro paese non favorisce l’essere madre e la carriera, molto spesso la maternità è un’ostacolo all’affermazione personale”.
Chiusura dedicata al lutto, alla luce dell’ultimo libro di Massimo Recalcati, ‘La luce delle stelle morte’, in cui lo psicanalista si sofferma proprio su questo tema: “Il nostro tempo – spiega – rifiuta il pensiero della morte, il covid ce l’ha ricordato traumaticamente che siamo mortali e fragili, ma la tendenza è rimuovere il carattere fragile e mortale delle nostre vite, anzi spesso quando accade un lutto, la tendenza generale è di procedere per negazione maniacale, ‘morto un Papa se ne fa un altro’. Non si lavora sul lutto ma si cerca di sostituire chi non c’è più. Non esistono lutti rapidi ma il nostro tempo incoraggia una rapidità paradossale del lutto, non solo per i morti ma anche ad esempio per la fine degli amori. Questa modalità della sostituzione è alternativa al pensiero del lutto”.