Referendum 2025, quesito n.4 sicurezza lavoro. Cosa succede si vince il "Sì" o se vince il "No", oppure se manca il quorum: gli scenari
Referendum 2025: cosa prevede il quesito n.4 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e corresponsabilità negli appalti
Il referendum dell’8 e 9 giugno 2025 sta per svelarci il suo esito e uno dei temi più caldi – su cui si è molto discusso – è stato il quesito n.4, quello legato alla sicurezza nei luoghi di lavoro e, più nello specifico, alla corresponsabilità nei contratti di appalto: la domanda posta agli elettori riguardava l’eliminazione di una norma contenuta nel decreto legislativo 81 del 2008, quella che, oggi, esclude la responsabilità del committente quando un infortunio sul lavoro è causato da rischi specifici dell’attività dell’appaltatore.
Per fare un esempio concreto, se un negoziante affida la ristrutturazione del suo locale a un’impresa edile e un muratore si fa male con un piccone, al momento il committente non risponde, perché quel tipo di rischio è tipico del mestiere dell’operaio e nulla ha a che vedere con la vendita di scarpe; il quesito n.4 propone di cambiare proprio questo, ovvero rendere il committente sempre corresponsabile, anche quando si tratta di incidenti legati a competenze molto tecniche o rischi professionali ben delimitati.
A sostegno del Sì si sono schierati Cgil e altri promotori, convinti che questo cambio di regole spingerebbe a una selezione più attenta delle imprese e a una vigilanza più concreta sulla sicurezza nei cantieri; i contrari, invece, temono un effetto opposto, cioè committenti costretti a prendersi responsabilità tecniche che non conoscono, con il rischio di frenare gli appalti e complicare il lavoro anche a chi agisce con serietà. Il punto centrale, comunque, è un altro: il raggiungimento del quorum, cioè la partecipazione di almeno il 50% più uno degli aventi diritto.
Gli scenari possibili dopo il referendum 2025 sul quesito n.4: cosa succede adesso
Ci sono tre scenari possibili sui referendum 2025, e di conseguenza, anche per il quesito n.4 e tutto ruota attorno a due fattori: l’esito del voto e il quorum. Ecco, quindi, cosa dobbiamo aspettarci:
Se ha vinto il Sì e il quorum è stato raggiunto, cambia tutto: d’ora in poi, il committente sarà sempre corresponsabile, senza eccezioni e anche se l’incidente è legato a un’attività altamente specializzata – come nel caso di un’impresa che lavora su impianti elettrici o ponteggi – il soggetto che ha affidato l’appalto avrà comunque una responsabilità diretta.
Secondo chi ha sostenuto il Sì, questa riforma renderà più selettivo il mercato con meno spazio per ditte improvvisate, più attenzione alla qualità e alla sicurezza, ma c’è anche chi teme un effetto collaterale: la paralisi di piccoli lavori o il rischio che, per paura di grane, nessuno voglia più affidare incarichi complessi.
Se ha vinto il No con un quorum valido, allora non cambia nulla: resta in vigore la norma attuale, che limita la responsabilità del committente solo ai casi in cui il rischio non è specifico dell’attività appaltata – in altre parole – se l’infortunio è legato a un mestiere altamente tecnico, il committente non è automaticamente coinvolto – come avviene oggi – e per chi ha votato No, questa è una garanzia di equilibrio, in quanto ciascuno risponde per ciò che controlla davvero.
E se il quorum non è stato raggiunto? In quel caso, è come se il referendum non ci fosse mai stato, anche se ci fosse stata una netta maggioranza di Sì o di No, il risultato non avrebbe valore legale e la legge rimane com’è adesso: il committente risponde solo quando ci sono elementi concreti di corresponsabilità e non nei casi in cui l’attività è palesemente estranea alle sue competenze.
Il quorum, insomma, è la chiave di tutto e, come spesso accade con i referendum abrogativi, non è solo una questione di opinione, ma anche di partecipazione, quindi il dato sull’affluenza sarà decisivo per capire se la volontà espressa avrà effetti reali o resterà solo un’indicazione politica.