In vista dei cinque referendum imminenti in Italia, che riguardano lavoro e cittadinanza, il sociologo e sondaggista Ilvo Diamanti sulle colonne di Repubblica riflette sul problema crescente dell’astensione dal voto, che ha implicazioni complesse, partendo da un sondaggio Ipsos, da cui si evince che l’affluenza prevista ai referendum è inferiore al 40%.
Del resto, nel nostro Paese l’astensionismo è una scelta consapevole e consolidata, come è emerso anche nelle elezioni politiche ed europee recenti. Ma nei referendum il problema dell’astensionismo si aggrava, in quanto le questioni sollevate “spesso non sollecitano la sensibilità dei cittadini” né li coinvolgono.
ASTENSIONE, I TIMORI PER LA DEMOCRAZIA
Ma c’è comunque la consapevolezza che sia un problema concreto per la democrazia, come segnalato da un sondaggio del novembre scorso condotto da LaPolis-Università di Urbino, i cui risultati mostrano come per molti italiani sia una minaccia per il sistema democratico. Ilvo Diamanti si sofferma, però, anche sulle dichiarazioni di Ignazio La Russa, non entrando nel merito delle polemiche, ma per segnalare che le parole del presidente del Senato sottolineano come l’astensione rappresenti una scelta di voto, con “diverse implicazioni, diversi significati“.
REFERENDUM E NON VOTO: UNA SCELTA
La scelta dell’astensione in primis stabilisce una scelta precisa, quella di non votare per distacco dalle questioni sollevate, prendendone le distanze, senza partecipare anche alla formazione del dissenso. D’altra parte, non si possono individuare motivi precisi dietro questa scelta, che peraltro è molto condivisa, vista le percentuali che si raggiungono.
Ma identificare gli astenuti è impossibile, visto che non sono compatti, non hanno alcuna coerenza, sono mutevoli, perché possono cambiare la loro posizione in base all’elezione in ballo. Non votare è una forma di espressione, che può significare disinteresse, protesta o sfiducia. Dunque, non si può attribuire un significato univoco o costruire un progetto politico attorno all’astensionismo, ma il rischio è che l’assenza di partecipazione renda più debole la democrazia, sia nella sua forma rappresentativa sia in quella diretta.
Alla luce di tutto ciò, la scelta di La Russa di rivedere le sue dichiarazioni sul tema è stata motivata dal professor Diamanti come il tentativo di “non fornire basi e ragioni comuni al voto di chi non vota“.