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Home » Politica » Referendum » REFERENDUM/ Tra licenziamenti, infortuni e proroghe, 5 quesiti per un istituto in crisi

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REFERENDUM/ Tra licenziamenti, infortuni e proroghe, 5 quesiti per un istituto in crisi

Fabrizio Urbani Neri
Pubblicato 26 Maggio 2025
Elly Schlein (Pd), Maurizio Landini (Cgil) e Giuseppe Conte (M5s) uniti al referendum dell'8-9 giugno (Ansa)

Elly Schlein (Pd), Maurizio Landini (Cgil) e Giuseppe Conte (M5s) uniti al referendum dell'8-9 giugno (Ansa)

Gli elettori sono chiamati l’8 e 9 giugno a pronunciarsi su 5 quesiti referendari su argomenti molto tecnici. I quesiti spiegati e la sfida del quorum

Nei prossimi 8 e 9 giugno gli elettori saranno chiamati a votare su cinque referendum abrogativi, dedicati ai temi del lavoro e della cittadinanza.

I quesiti

Jobs Act – Disciplina dei licenziamenti illegittimi. Si chiede l’abrogazione delle norme del decreto legislativo n. 23/2015 (riforma del lavoro, cd. Jobs Act) relative al licenziamento illegittimo. Lo scopo del quesito consiste nel sostanziale ripristino del reintegro nel posto di lavoro del lavoratore illegittimamente licenziato, laddove la normativa attuale prevede solo il pagamento dell’indennizzo economico, ma non la reintroduzione del lavoratore nell’azienda.


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Indennità di licenziamento nelle piccole imprese. Si chiede l’eliminazione del tetto massimo di sei mensilità per l’indennizzo al lavoratore licenziato ingiustamente in una piccola impresa (azienda con meno di 15 dipendenti). Lo scopo del quesito è di eliminare il limite di legge ed attribuire al Giudice del Lavoro il potere di determinare liberamente il quantum indennizzabile al lavoratore ingiustamente licenziato.


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Contratti a termine – Durata e proroghe. Si chiede l’abrogazione parziale delle norme che regolano la durata massima e le condizioni per proroghe e rinnovi dei contratti di lavoro subordinato a termine. Il punto cruciale risiede nell’introdurre un obbligo di causale specifica nei rapporti di lavoro a termine per un periodo fino a 12 mesi, attualmente stipulabili senza dover fornire alcuna motivazione. L’intento della proposta è quello di garantire il lavoratore a termine, così da arginare la precarietà del rapporto.

Responsabilità solidale negli appalti per gli infortuni. Si chiede l’abrogazione delle norme che escludono la responsabilità solidale del committente, appaltatore e subappaltatore per infortuni subiti dai lavoratori dipendenti di imprese appaltatrici o subappaltatrici, come conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese coinvolte. L’intervento proposto mira ad estendere la responsabilità in caso di incidenti anche all’azienda appaltante, e non solo agli appaltatori, in modo da permettere ai lavoratori di ottenere un risarcimento diretto.


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Cittadinanza Italiana – Riduzione del periodo di residenza legale. Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni il periodo di residenza legale in Italia richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per presentare domanda di cittadinanza italiana. Il diritto verrebbe esteso automaticamente anche ai figli minorenni dei richiedenti. Tutti gli altri requisiti previsti dalla legge rimangono invariati (ad esempio, radicamento sociale, sicurezza economica, conoscenza della lingua, essere incensurato).

La prospettiva costituzionale

La tecnicalità dei quesiti referendari allontana l’elettore medio, anche se l’effetto dissuasivo può essere compensato da un richiamo al valore di fondo dei quesiti proposti: da un lato, i principi costituzionali posti a base della tutela del lavoro e del diritto di cittadinanza, dall’altro, dell’impatto sociale sul modello di comunità che si intende perseguire, alla luce della dottrina sociale della Chiesa.

La Costituzione tutela il lavoro agli artt. 1, 4 e 36. In relazione agli aspetti fondamentali della vita lavorativa (il licenziamento, la precarietà del lavoro e la tutela contro gli infortuni), nei lavori della Costituente si prospettò di promuovere un insieme di tutele della vita del lavoratore mediante norme “che non siano soltanto rispondenti alle esigenze della vita, quali possono essere quelle del vitto, della casa, del vestiario, ma anche alle esigenze dell’esistenza libera e perciò degna dell’uomo” (intervento di G. Dossetti, seduta 8.10.1946).

Tale assunto è presente nella giurisprudenza costituzionale più recente, intervenuta nel definire la nozione di licenziamento, contenuta nella riforma del Jobs Act, che sottolinea l’importanza di garantire che i lavoratori non possano essere licenziati senza una giustificazione valida, contribuendo così a un equilibrio più giusto tra le esigenze delle imprese ed i diritti e la dignità dei lavoratori (sentenza n. 128 del 2024).

La Costituzione, inoltre, tutela in via indiretta la cittadinanza agli artt. 10 e 22, tanto è vero che l’acquisto della cittadinanza è demandato alla legge ordinaria. La cittadinanza è uno status, denominato civitatis, al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici. In Italia il moderno concetto di cittadinanza nasce al momento della costituzione dello Stato unitario ed è attualmente disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91.

La cittadinanza, oltre che iure sanguinis o per matrimonio, può esser acquisita anche per dagli stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni. Lo status civitatis è importante, perché con esso l’individuo diventa pienamente titolare di diritti e doveri all’interno della comunità nazionale. È come se passasse da res (cosa) a persona, cioè a soggetto di diritto.

La Corte Costituzionale, nel dichiarare questo referendum ammissibile (cfr. sentenza n. 11/2025), ha ricordato, tra l’altro, che già un tempo il quinquennio di residenza era “nell’ordinamento giuridico italiano, il requisito temporale la cui sussistenza era necessaria allo straniero per poter richiedere la cittadinanza italiana (art. 4, comma primo, numero 2, della legge n. 555 del 1912)”.

La prospettiva della Chiesa

L’apporto alla conoscenza del contenuto anche morale di detti referendum può essere certamente integrato dai documenti principali della Dottrina sociale della Chiesa.

Sul tema del lavoro, la confermata attualità dell’Enciclica Rerum Novarum di Leone XIII fornisce una sicura guida per orientarsi sul tema, laddove al cristiano e ad ogni uomo che creda nei valori universali viene chiesto di interrogarsi se nel tempo vissuto “le leggi venivano allontanandosi dallo spirito cristiano” (2).

L’Enciclica valorizza tre principi fondanti della legge dello Stato sul lavoro:

1. L’indisponibilità dei diritti del lavoratore, perché “neanche di sua libera elezione potrebbe l’uomo rinunziare ad esser trattato secondo la sua natura, ed accettare la schiavitù dello spirito, perché non si tratta di diritti dei quali sia libero l’esercizio, bensì di doveri verso Dio assolutamente inviolabili” (32).

2. La proporzionalità e l’adeguatezza della prestazione lavorativa, a prescindere dalla più o meno alta remunerazione pattuita, con la conseguenza che “Non deve dunque il lavoro prolungarsi più di quanto lo comportino le forze”, laddove “un patto contrario sarebbe immorale, non essendo lecito a nessuno chiedere o permettere la violazione dei doveri che lo stringono a Dio e a sé stesso” (33).

3. La tutela del lavoratore tramite le associazioni e in genere i corpi intermedi, in quanto “Il sentimento della propria debolezza spinge l’uomo a voler unire la sua opera all’altrui…Guai a chi è solo; se cade non ha una mano che lo sollevi (Eccl 4,9-10). E altrove: il fratello aiutato dal fratello è simile a una città fortificata (Prov 18,19)” (37).

La più recente Enciclica di Papa Francesco, Fratelli tutti, segna un punto fermo sul tema della cittadinanza, laddove in particolare si afferma il principio di fraternità, declinato quale cittadinanza sostanziale in luogo del formale riconoscimento del diritto, stante il monito per il quale chiunque “Può essere un cittadino con tutte le carte in regola, però lo fanno sentire come uno straniero nella propria terra” (97).

“Per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale – viene spiegato nel testo dell’enciclica – è importante applicare il concetto di ‘cittadinanza’, che ‘si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli’” (133).

Il problema del quorum

Resta però in controluce il tema della crisi dell’istituto referendario, che potrebbe portare come in altri casi alla invalidazione dei referendum per mancato raggiungimento del quorum, essendo necessario che si rechino alle urne metà degli aventi diritto al voto più uno. Soltanto uno degli ultimi nove referendum tenuti in Italia lo ha raggiunto. Considerato che in Italia l’elettorato è formato da circa 50 milioni di persone, sarebbe necessaria la partecipazione di almeno 25 milioni di persone per renderne valido il risultato. Di per sé, l’elevata soglia del quorum si spiega perché il referendum è una deroga alla democrazia rappresentativa, il cui sistema prevede che il potere di fare le leggi non appartiene direttamente ai cittadini, ma ai rappresentanti eletti.

Tuttavia, l’imminente appuntamento elettorale è un’occasione per discutere una possibile riforma dell’istituto referendario stesso, tenendo conto di alcuni elementi, quali:

– in molti paesi dell’Unione europea è sufficiente una maggioranza qualunque;

– il quorum induce in particolare le persone che si oppongono ai cambiamenti dello status ad astenersi piuttosto che a votare;

– gli argomenti dei quesiti dovrebbero riguardare questioni di rilevanza generale (il divorzio nel 1974, l’aborto nel 1981 e il nucleare nel 1987), le quali attraggono più elettori e il quorum supera facilmente la soglia del 50% più uno;

– si potrebbe abbassare la soglia minima del quorum, oppure, prevedere una soglia variabile, calcolata sull’affluenza delle elezioni politiche più recenti.

In conclusione, al di là dell’attrattività dei quesiti proposti, bisogna rilevare che attraverso la partecipazione referendaria ciascuno contribuisce al miglioramento di un piccolo pezzo di comunità, che oggi riguarda l’interpello alla domanda di senso sui ruoli e le funzioni di imprenditore, lavoratore e cittadino.

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Tags: Comunità di ConnessioniPapa Francesco

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