Ad aver portato alla ribalta la problematica è stato Le Figaro, sebbene non sia nuova al mondo medico e pediatrico. Stiamo parlando della prescrizione, spesso inappropriata, di alcuni farmaci usati contro il reflusso gastrico nei neonati. Ad essere pericolosi sarebbero in particolare gli inibitori di pompa protonica (PPI). Nulla da dire sulla loro efficacia consolidata. L’avvertimento dei pediatri francesi è però focalizzato sui possibili effetti deleteri sul microbiota.
Questa allerta è stata lanciata grazie allo studio del gruppo di interesse scientifico EPI-Phare (formato dall’Agenzia nazionale per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari e dall’assicurazione sanitaria) pubblicato il 14 agosto sulla rivista Jama Pediatrics. Le evidenze mostrate hanno parlato di un aumento del 34% del rischio di infezioni gravi a seguito di una somministrazione alla leggera di PPI. Per poter giungere a queste conclusioni i ricercatori hanno preso in considerazione bambini nati tra il 2010 e il 2018 che avevano ricevuto un farmaco per combattere il rigurgito gastroesofageo o la malattia da reflusso (GERD). Degli 1,2 milioni di bambini colpiti, la metà era stata trattata con un PPI e l’altra metà con medicazioni gastriche o antistaminici H2. E proprio quelli a cui è stato somministrato l’inibitore PPI hanno riscontrato maggiori infezioni.
“NEONATI CHE RICEVONO PPI POSSONO SUBÍRE ALTERAZIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO”
I risultati raggiunti dal gruppo di ricercatori non danno adito a dubbi. I neonati sottoposti a PPI sarebbero più esposti ad un’alterazione del sistema immunitario. Tra le infezioni maggiormente riscontrate si annoverano infezioni gastrointestinali, infezioni otorinolaringoiatriche, infezioni del sistema nervoso centrale, infezioni del sistema nervoso centrale, polmonare e urinaria. Nessuna evidenza invece di infezioni dell’apparato muscolo-scheletrico o della pelle. I dati sono allarmanti se si considera che ben il 10% dei neonati di età inferiore all’anno si vede prescrivere inibitori contro il reflusso gastrico.
Da qui la necessità che i PPI vengano prescritti solo in casi eccezionali. Dovrebbero quindi essere riservati solo alla malattia da reflusso gastro-esofageo patologica, che di norma dovrebbe essere diagnosticata con una fibroscopia per visualizzare l’infiammazione dell’esofago, come ha spiegato il dott. Andreas Werner, presidente dell’Associazione Francese di Pediatria Ambulatoriale (ASA). Invece la maggior parte dei pediatri prescrive PPI in assenza di prove di GERD patologico. Questa situazione è stata posta all’attenzione dei medici e dei pediatri anche nel nostro Paese dall’AIFA. Resta solo da capire se la somministrazione di PPI possa essere evitata e sostituita da altri farmaci che non creino gli stessi danni.