Secondo un nuovo sondaggio effettuato da Ipsos su un campione di 1.180 cittadini britannici, Reform UK è in testa nelle intenzioni di voto per le prossime elezioni generali: il partito guidato da Nigel Farage si attesta al 34%, con un vantaggio netto di nove punti sul Labour fermo al 25% e con i Conservatori in calo al 15% e si tratta del livello più alto mai raggiunto da Reform UK in un sondaggio, un risultato che – se confermato dalle urne – porterebbe a una maggioranza parlamentare netta e farebbe di Farage il prossimo Primo Ministro.
L’analisi dei dati suggerisce che Reform UK potrebbe ottenere oltre 400 seggi, una soglia che garantirebbe una maggioranza di quasi 200 deputati, mentre i Tories, in caduta libera, potrebbero invece scendere sotto la soglia dei 10 seggi, con una perdita stimata di circa 270 seggi rispetto alla legislatura attuale; il Labour, secondo la stessa proiezione, si fermerebbe attorno ai 140.
Il quadro delineato dal sondaggio riflette un cambiamento radicale dell’elettorato britannico, in cui la frammentazione del voto è evidente: i LibDem si attestano all’11%, i Verdi al 9%, mentre altri partiti raccolgono il 6%. Il 95% degli elettori che avevano votato Reform nel 2024 conferma la propria fedeltà al partito, a fronte di una visibile perdita di consensi per gli altri. Dall’altra parte, il 48% dei Tory del 2024 ha abbandonato il partito, e il 54% degli elettori Labour ha fatto lo stesso.
Una parte considerevole di questi ha scelto Reform UK, che attrae soprattutto elettori delle working class e cittadini sotto i 50 anni; più del 50% dei suoi sostenitori appartiene alle classi sociali C2, D ed E, e il 42% non è laureato e, inoltre, oltre un quarto di chi nel 2024 non aveva votato oggi dichiara che voterebbe per Reform, prova di una partecipazione in crescita motivata da un forte senso di disillusione verso i partiti tradizionali.
Reform UK, l’ascesa di Farage e la crisi dei partiti storici: crolla la fiducia in Starmer e Badenoch
Oltre ai numeri sulle intenzioni di voto che premiano Reform UK, il sondaggio rivela anche un indicativo calo di fiducia nei leader dei due principali partiti storici: solo il 19% degli intervistati si dice soddisfatto del lavoro svolto da Keir Starmer come Primo Ministro, contro un 73% di giudizi negativi, il livello più basso mai registrato in questa fase del mandato da quando Ipsos raccoglie questo tipo di dati, ovvero da quasi cinquant’anni.
Il confronto con i predecessori è drastico: nello stesso punto del loro mandato, Tony Blair godeva del 68% di soddisfazione, John Major del 54%, Margaret Thatcher del 43%; Starmer è più vicino ai livelli toccati da Gordon Brown nel 2008, in piena crisi finanziaria e la situazione non migliora per i Conservatori, con un gradimento per Kemi Badenoch al 29% tra chi ha votato Tory nel 2024, che scende all’11% considerando l’elettorato generale, con il sostegno nazionale al partito fermo al 15%, il minimo storico da quando Ipsos ha iniziato a monitorare la scena politica nel 1976.
I dati raccolti tra il 30 maggio e il 4 giugno, prima di alcune recenti dimissioni interne, indicano che Reform UK beneficia di una perdita di fiducia trasversale verso il sistema politico nel suo insieme e tra queste, le principali aree di insoddisfazione sono rappresentate dal costo della vita, immigrazione e sanità pubblica; secondo Ipsos, gli elettori non percepiscono differenze sostanziali tra le proposte dei partiti storici e non ritengono che il Labour stia portando quel cambiamento tangibile che avevano sperato.
La spinta elettorale di Reform UK è sostenuta da una base entusiasta, dalla capacità di trattenere il consenso e da una presenza sempre più forte nelle periferie e tra gli ex elettori conservatori e, nonostante la distribuzione reale dei seggi possa variare rispetto ai dati aggregati, il quadro generale non lascia spazio a dubbi: Reform UK ha rafforzato il proprio spazio politico, e se il trend continuerà, potrebbe ridefinire in modo inedito il panorama parlamentare britannico nei prossimi anni.