Presso l’istituto salernitano di Altavilla Silentina, a molti genitori è stata chiesta la restituzione del bonus dell’asilo nido. Una situazione alquanto ambigua la cui responsabilità non sarebbe stata ancora “individuata”.
Nel frattempo i genitori sono in rivolta, sostenendo che l’invio della domanda dell’incentivo sarebbe stato oggetto di un iter correttamente rispettato secondo le linee guida dell’INPS. In alcune situazioni si parlerebbe di rimborsi all’ente per una somma che va oltre i 10.000€.
Perché è stata chiesta la restituzione del bonus nido?
Ai genitori che è stata richiesta la restituzione del bonus nido è stato dato un tempo massimo di 30 giorni, superati i quali l’ente previdenziale potrebbe agire con un recupero del credito in modo forzato. Nel frattempo i contribuenti indignati di quanto accaduto procederanno con una class action legale.
Stando a quanto riportato da molti genitori, non solo la procedura per l’incentivo sarebbe stata rispettata, ma anche i documenti ai fini di comprovare quanto richiesto sarebbero stati allegati correttamente alla domanda originaria.
I coinvolti lamentano una lampante beffa a chi vuol costruire un futuro, rinfacciando quanto contenuto nel piano nazionale per le famiglie che dovrebbe aiutare a sostenere la natalità piuttosto che fargli uno “sgambetto”.
Al momento l’ente previdenziale non avrebbe saputo dare una risposta, se non un invito a poter rivalersi dei propri “diritti” soltanto dopo aver rispettato la richiesta di rimborso.
A quanto ammonta l’incentivo
Il bonus per l’asilo nido prevede dei requisiti minimi da dover rispettare. Stando ai genitori intervistati e ai quali è stato richiesto di restituire l’incentivo recentemente ricevuto, le condizioni descritte dal regolamento sarebbero state rispettate alla lettera.
Tuttavia, il contributo prevede una soglia massima da poter riconoscere ai genitori, corrispondente a 3.600€ annui e il cui importo potrebbe variazione in base all’età del bambino (che deve avere non oltre i 3 anni) e all’ISEE del nucleo.