Ciascuno è libero di pensarla come vuole, ma sarebbe serio che almeno a livello europeo la smettessimo di giocare con l’ipocrisia. È perfettamente inutile continuare a sostenere di volere la pace se poi il nostro continente è il primo a correre al riarmo e come un carro armato (è proprio il caso di dire) vuole varare un massiccio piano di spese militari di oltre 800 miliardi di euro che dovrebbero portare a difendere meglio il nostro continente.
È una perversa spirale nella quale “difendersi” vuole dire armarsi e quindi creare a nostra volta anche la scusa per i nostri turbolenti vicini (a cominciare da Putin, ovviamente) di armarsi a sua volta e così via.
Dopo tre anni di bombardamenti mediatici, gli europei sono stati convinti che l’invasione Russia sia imminente e che Mosca spenda tantissimo più di noi per le sue armi. Non è forse così, ma bisogna andare con ordine. Intanto i Paesi europei hanno dato il via libera a SAFE (Security Action For Europe), un fondo che prevede la concessione agli Stati di 150 miliardi di euro reperiti sul mercato per finanziare nuove dotazioni militari ovvero munizioni, droni, sistemi di difesa missilistica. Fondi “extra-deficit” e non vincolati dai limiti di bilancio.
Visto che sul piano del riarmo europeo la Gran Bretagna non si tira indietro, anche i figli della Brexit si schierano nel pacchetto, soprattutto perché così facendo potranno costruire armi sul proprio territorio o con proprie aziende e poi cederle ai Paesi europei con minori vincoli che non i paesi “Extra UE” (ovvero compreremo molte armi proprio da loro).
Il Parlamento europeo poche settimane fa aveva espresso parere contrario al “metodo von der Leyen”, basato sul ricorso all’emergenza, ma non pare che la Commissione ne voglia tener conto, visto che continua imperterrita e senza cedimenti sul proprio cammino.
Ma torniamo al nocciolo del problema: è proprio vero che l’Europa è oggi così debole? Forse, ma intanto spende moltissimo ed è interessante uno studio pubblicato tre mesi fa dall’Osservatorio dei conti pubblici italiani (lavoro curato da Carlo Cottarelli, Alessio Capacci e Carlo Cignarella, poco ripreso dai media) che sottolinea come oggi l’Unione Europea già spenda più della Russia in armamenti con una spesa militare che dal 2021 al 2024 è già salita del 30%.
In dollari correnti i conti parlano chiaro: nel 2024 l’Europa ha impiegato in spese militari complessivamente 730 miliardi, 718 considerando solo l’UE e Paesi NATO (restano fuori la Svizzera, Serbia, Bosnia e pochi altri) di cui 547,5 spesi dai Paesi dell’Unione Europea (1,9% del Pil) contro i “soli” 461,6 spesi dalla Russia.
Dati non smentiti e verificabili anche sul sito web ufficiale del Consiglio dell’UE (provate per credere). Dunque?
Dunque i soldi (tanti) si spendono già, ma forse evidentemente si spendono male. Tra l’altro – in teoria – i soldi spesi dai russi sarebbero stati polverizzati dai costi della guerra, mentre l’UE, che ufficialmente non è in guerra con nessuno, avrebbe dovuto incrementare le proprie riserve di armi, salvo le cessioni all’Ucraina.
Questo è un altro bel “buco nero”, perché non si sa cosa l’Europa abbia effettivamente utilizzato o ceduto agli ucraini e con quali risultati, il che è francamente preoccupante visto le facili collusioni, sprechi ed usi impropri che si possono creare in situazioni come queste.
Ma non deragliamo dal centro del problema, che è basato su chi debba decidere questa politica di armamento e soprattutto su chi poi debba spendere i fondi, perché un conto è sommare le spese di ogni singolo Stato, un altro avere un ipotetico unico esercito comune. Che garanzie abbiamo che chi ha speso male fino ad oggi, improvvisamente spenderà bene questa montagna di soldi? E chi prenderà le decisioni sull’esercito europeo?
Il problema è infatti tutto politico: mentre si sa benissimo chi comanda l’esercito russo dal Cremlino, né oggi né probabilmente domani si riuscirà mai a capire chi comanderà le ipotetiche forze “comuni” europee, chi stipulerà i contratti e con quali controlli.
Nel frattempo però ci si arma comunque e senza neppure far notare alla distratta opinione pubblica europea che 150 miliardi euro sono cinque volte la manovra economica italiana di un anno. E se volessimo spendere di più per incrementare la spesa sociale, la sanità, l’istruzione?
Certo che allora diventa molto importante costruire l’immagine del “nemico”, sempre guerrafondaio e per definizione contrario ad ogni iniziativa di pace: la guerra la si fa ai “cattivi”, i “buoni” siamo sempre noi.
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