IL RIARMO SUPERA LA DEMOCRAZIA: VON DER LEYEN BYPASSA IL VOTO DELL’EUROCAMERA
Il progetto della Commissione Europea di un riarmo della UE era già partito sotto i “cattivi auspici” di un potenziale superamento della democrazia, con il tentativo della leader Ursula Von der Leyen di adottare i piani di riarmo senza passare dal voto consueto del Parlamento Europeo. Quasi dopo 2 mesi dalla presentazione del ReArm Europe (poi modificato in “Readiness 2030), lo stesso tentativo di bypassare l’apparato democratico europeo è stato nuovamente messo in campo dalla Commissione con l’ultima clamorosa decisione.
Nella settimana dove sia l’ufficio giuridico del Parlamento Europeo che la Commissione JURI avevano bocciato l’utilizzo dell’articolo 122 dei Trattati UE per aggirare il voto dell’Eurocamera, la Commissione di Von der Leyen tira dritto e scavalca di fatto il parere contrario: lo ha detto senza mezzi termini nella giornata di ieri il portavoce di Bruxelles, Thomas Regnier, sottolineando come in casi straordinari «quando si è minacciati da gravi difficoltà» è possibile intervenire senza passare dal Parlamento Europeo.
E così in poche parole la proposta di legge su SAFE, ovvero la parte consistente del ReArm UE che punta a 150 miliardi di euro destinati alla difesa dell’Europa e alla corsa per l’industria militare, sarà presentato da Consiglio Europeo e Commissione UE senza il parere ufficiale degli europarlamentari. Dopo i vari appelli lanciati dalla Plenaria di Strasburgo contro questo potenziale “superamento democratico”, l’opposizione di parte dei partiti anche facenti parte della coalizione Ursula avrebbe convinto Von der Leyen a prendere la strada più irta, ignorando le indicazioni della democrazia europea.
PARLAMENTO UE NEL CAOS: IL “PIANO VON DER LEYEN” E L’IMMEDIATO FUTURO PER IL RIARMO DELL’EUROPA
La guerra in Ucraina, l’espansione della Russia e le crisi economiche ed energetiche conseguenti, spingono la Commissione Europea a scavalcare di fatto l’apparato del Parlamento UE (come in parte avvenuto nel recente passato con alcuni dossier sulla pandemia Covid, uno su tutti il Next Generation EU).
Il piano di Von der Leyen è di restituire agli Stati membri la possibilità di spendere per la difesa e la sicurezza dei singoli accedendo al dispositivo SAFE: per questo motivo viene invocato l’articolo 122, considerato un’opzione straordinaria «che però oggi necessita di essere usata», conclude il portavoce di Bruxelles. Secondo l’ufficio legale del Parlamento UE, così come aveva sottolineato anche la Commissione Giuridica di Strasburgo, tale iter imboccato da Von der Leyen è altamente illegittimo nonché «scarsamente motivato».
Insomma, una spaccatura non da poco nelle istituzioni europee alla vigilia di un altro importante passaggio che vede la UE tentare di negoziare con NATO e Stati Uniti proprio sulle spese della difesa e la crisi sui dazi. Se è vero che da un lato la “palla finale” passa al Consiglio Europeo con i leader dei singoli Stati che dovranno trovare un accordo sul riarmo, quanto sta avvenendo in termini di mera democrazia parlamentare è tutt’altro che un passaggio virtuoso da parte della Commissione.
Secondo quanto dicono gli stessi regolamenti europei, davanti al progetto di 800 miliardi complessivi per riarmare l’Europa, il Parlamento – guidato dalla presidente Roberta Metsola (PPE, come Von der Leyen, ndr) – può intraprendere due strade per opporsi al ReArm UE: ricorso presso la Corte di Giustizia, oppure richiedere un voto della stessa Eurocamera in plenaria per valutare il giudizio della Commissione Juri. Von der Leyen continua ad insistere che l’Europa è sotto attacco e occorre premurarsi con il riarmo, sebbene non piaccia a nessuno spendere fondi per la difesa quando vi sono emergenze economiche e sociali ben più ampie.
Lega e M5s considerano l’agire di Von der Leyen del tutto illegittimo e anti-democratico, FI si schiera col PPE e FdI sottolinea come il voto del Parlamento Europeo era giuridico e non nel merito del ReArm UE e che dunque servirà vedere l’evoluzione del dibattito in Aula per capire quale direzione far prendere al dispositivo sulla difesa. Resta però lo scontro di base tra Commissione e Parlamento e questo potrebbe avere strascichi non da poco per il prossimo futuro politico.