Non ha nessuna imputazione, ma è prigioniero da quasi due anni e mezzo: la vicenda giudiziaria di Riccardo Capecchi è a dir poco rocambolesca. Il 43enne, fotografo di Castiglione del Lago, è bloccato in Perù dal maggio del 2019: partito per il Sud America per realizzare un reportage insieme ad alcuni colleghi, Riccardo si era fatto intestare un veicolo a suo nome per abbattere i costi. Il gruppo di connazionali con cui viaggiava, però, è stato arrestato per traffico di stupefacenti – 291 chili di cocaina – e anche Riccardo è rimasto coinvolto a causa del mezzo di trasporto. L’inizio di un incubo, prima testimone e poi arrestato. Il giovane umbro si è sempre dichiarato innocente e, come dicevamo, non ha nessuna imputazione, ma non può lasciare il Paese…
Niente documenti, niente lavoro, niente copertura sanitaria: queste sono solo alcune delle problematiche affrontate da Riccardo Capecchi negli ultimi mesi. Senza dimenticare la pandemia, che ha peggiorato ulteriormente la situazione. Capecchi ha l’obbligo di firma e non può allontanarsi dall’abitazione, un monolocale a Lima affittato grazie al sostegno di famiglia, amici e concittadini solidali. Il comitato “Verità su Riccardo” è in prima linea per sostenere il fotografo, basti pensare alla manifestazione di pochi giorni fa a Castiglione del Lago che ha coinvolto 500 persone. Presenti anche esponenti delle istituzioni, a partire dall’esponente dem Walter Verini e da sindaci e consiglieri del perugino.
Dopo diversi rinvii, l’udienza si terrà domani, giovedì 28 ottobre. Il giudice ha già chiesto in più occasioni al pubblico ministero di correggere gli errori di forma e le congetture contenute nel documento accusatorio. Si va avanti ad obiezioni e ormai la fase di stallo si prolunga dall’inizio dell’anno, tante incognite e forse una certezza: non è stata ancora presentata una valida teoria accusatoria per attribuire con chiarezza il suo coinvolgimento o le sue responsabilità. La Farnesina sta monitorando la situazione, con il console Tonini sempre presente in tribunale.
«Noi chiediamo come comitato di fare un accordo con il Perù: il ragazzo vive senza permesso di soggiorno, non può lavorare e se si ammala nessuno lo può curare. Inoltre, il Perù è uno dei Paesi più colpiti dalla pandemia e Riccardo non può vaccinarsi», le parole ai nostri microfoni di Paolo Brancaleoni, coordinatore del comitato “Verità per Riccardo”, primo firmatario di una lettera destinata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: «Non vogliamo entrare nel merito della vicenda giudiziaria, ma non può essere più sostenibile una situazione del genere: da due anni è senza lavoro, senza soldi, senza documenti. È una follia». La vicinanza è enorme, tra iniziative pubbliche e campagne sui social network: «Ha perso due anni e mezzo di vita. Lui è molto provato, noi cerchiamo di dargli fiducia e affetto, gli siamo tutti vicini».
«È agitatissimo in vista della prossima udienza», le parole della madre di Riccardo Capecchi, Fiorella Torrini, ai nostri microfoni: «Non se ne può più, non vediamo l’ora che Riccardo torni. Per tutta la famiglia sono giorni strazianti, non se ne può più. Lui non ha fatto niente, era lì per lavoro, ha sempre viaggiato per lavoro».