Riccardo Muti: “Dirigerò Nona di Beethoven per i 200 anni a Vienna”/ “Che orgoglio!”

- Chiara Ferrara

Riccardo Muti svela i suoi progetti lavorativi: "Dirigerò la Nona Sinfonia di Beethoven per i 200 anni a Vienna, è un orgoglio da italiano"

riccardo muti Riccardo Muti (LaPresse)

Riccardo Muti dirigerà la “Nona Sinfonia” di Beethoven Vienna in occasione del 200esimo anniversario con i Wiener Philharmoniker il 7 maggio 2024. “È motivo di grande orgoglio che abbiano chiamato un italiano. Sarà un avvenimento mondiale in tv. Sono 53 anni che lavoro con i Wiener, con loro ho impegni fino al 2028”, ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera.

Il direttore d’orchestra, che dopo tredici anni ha salutato la Chicago Symphony Orchestra, non vede l’ora di ricevere tra le mani la bacchetta per questo prestigioso appuntamento. “Il primo movimento della Nona è cosmico, sulla mia partitura ho scritto i versi del poeta russo Lermontov: ‘Notte silente! Il deserto è in ascolto di Dio. E la stella parla alla stella’. L’Adagio, così insondabile e rarefatto, mi fa venire in mente una frase di Carlos Kleiber: ‘ci sono musiche che dovrebbero restare sulla carta, perché portandole in vita perdono la loro luce, data la nostra limitatezza’”, ha affermato.

Riccardo Muti: “Dirigerò Nona di Beethoven per i 200 anni a Vienna”. L’esperienza a Chicago

I progetti di Riccardo Muti per i prossimi mesi sono numerosi, ma innanzitutto ci sarà il congedo dalla Chicago Symphony Orchestra. “Sono stati anni meravigliosi. Ho rinnovato il 50% dell’orchestra, gli archi sono pieni di asiatici, ma è così anche a Vienna e Berlino, dove il primo violino è giapponese. Ho portato la musica verso la città, suonando in centri di detenzione giovanili, portando etnie lontane dalla musica classica. Ho tenuto un concorso per direttori e compositori, ne abbiamo avuti alcuni in residenza”, ha ammesso.

Il lavoro è stato tanto, ma i risultati soddisfacenti. “Mai avuto uno screzio con l’orchestra, solo il piacere di far musica. Venivano da una tradizione germanica, il fondatore, Theodor Thomas, era tedesco e i programmi di sala dei loro primi concerti venivano stampati in quella lingua. Quando arrivai mancava la conoscenza della musica operistica italiana e di autori come Busoni, Martucci, Sinigaglia. Ho portato una cultura del suono aggiuntiva, senza nulla perdere della loro qualità. Manterrò un rapporto, in gennaio avremo un tour europeo”, ha concluso.





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