LA NOTA DI M5S SUL DEF
Come riporta Asi, i componenti M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato, in una nota, criticano il Def anche perché “si ostina a puntare il dito contro il Superbonus”. Per i pentastellati, “siamo ormai arrivati al paradosso sui conti pubblici: la misura che più ha contribuito a ridurre il rapporto debito/Pil, agendo sul denominatore e portando il Prodotto interno lordo al +10,7% in due anni, viene oggi additata come la responsabile di una più marcata discesa del rapporto. Come se una diminuzione di 13 punti in tre anni fosse poco. È la realtà vista alla rovescia, un’abitudine a cui questo Governo ci ha abituato per giustificare misure draconiane di riduzione della crescita: dal taglio della rivalutazione delle pensioni, passando per il taglio alla sanità, all’istruzione, agli investimenti. Giorgetti parla di ‘ambizione responsabile per una nuova fase di crescita’. Non c’è che dire, sulle agenzie di stampa il ministro è un leghista della prima ora, ma nei fatti è uno dei falchi dell’austerità che il suo partito si prometteva di combattere. E la cosa più triste e che ne fa un vanto”.
LE PAROLE DI DURIGON SULLA RIFORMA PENSIONI FORNERO
Nel giorno in cui il Presidente Inps Pasquale Tridico dalle colonne de “La Stampa” invoca il mantenimento della riforma pensioni targata Fornero, dal Governo giunge una replica piuttosto netta con il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, convinto fautore della Quota 100 all’epoca e della Quota 41 oggi.
«Supereremo la legge Fornero sulle pensioni. La sostenibilità è determinante, abbiamo iniziato un percorso, abbiamo iniziato con Quota 100 e Quota 41 con 62 anni di età», ovvero la cosiddetta Quota 103 in vigore fino a fine anno. Lo ha detto Durigon alla tavola rotonda organizzata dalla confederazione Aepi: «stiamo lavorando perché ciò avvenga, abbiamo davanti 5 anni di legislatura», ribadisce il sottosegretario leghista, «tanti incidenti avvengono anche perché i lavoratori ad un certa età non sono più adeguati a certe mansioni: a 65-66 anni non hanno la contribuzione necessaria per andare in pensione e devono ancora lavorare».
LE PAROLE DI CALDERONE
Si sta discutendo molto in questi giorni dell’assenza di provvedimenti di riforma delle pensioni nel Def. Marina Calderone, intervistata dal Corriere della Sera, spiega che “la modifica del sistema pensionistico abbraccia le competenze di più dicasteri e non solo di quello del Lavoro. La sostenibilità del sistema è un tema centrale e richiede attente valutazioni sulle risorse da impiegare e sui percorsi da attivare. A questo proposito, per la valutazione dell’incidenza della spesa previdenziale e assistenziale, abbiamo ricostituito l’Osservatorio per la spesa previdenziale che avrà il compito di elaborare analisi e proposte da condividere con il Parlamento e le Parti Sociali”. La ministra del Lavoro aggiunge anche che “le misure per l’assistenza domiciliare permettono ai non autosufficienti di non dover lasciare casa propria. E stiamo lavorando per rafforzare l’assegno per gli anziani e i decreti attuativi che consentiranno di cambiare il volto dell’assistenza”.
LE PAROLE DI TRIDICO
Intervistato dalla Stampa, Pasquale Tridico spiega che “senza i migranti tra 20 anni i conti Inps saranno critici” e che “cambiare la Legge Fornero peggiorerebbe ancora il quadro delle pensioni”. Il Presidente dell’Inps evidenzia anche che il dato sulle nuove nascite nel 2022 (392.698) rappresenta “un numero molto pericoloso per la sostenibilità delle pensioni. Troppo esiguo per garantire in prospettiva il sistema a ripartizione”. Infatti, “con meno 400 mila nuovi nati fra circa 20 anni avremo 230 mila diplomati e 70 mila laureati. Secondo le attuali condizioni, in 150 mila avranno un lavoro”, contro uno stock attuale di pensionati pari a 16,5 milioni. “In prospettiva, con questa demografia, avremo più o meno lo stesso numero di persone che vanno in pensione e che entrano nel mercato del lavoro. Quindi un rapporto di uno a uno. Troppo esiguo”, aggiunge Tridico, secondo cui, “se nulla cambia, avremo tra dieci anni un rapporto di 1,3, e dopo il 2040 arriviamo alla soglia dell’uno a uno, un numero che definirei davvero critico”.
RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DAMIANO
Secondo Cesare Damiano, con il Def “il Governo ha sbarrato ogni possibilità a una prossima riforma del sistema pensionistico. I soli tre miliardi disponibili per interventi di natura sociale per la prossima legge di Bilancio saranno destinati esclusivamente a un parziale taglio del cuneo fiscale. Semplicemente, per la previdenza non rimane niente”. Di fatto, l’Esecutivo “non sta mantenendo le promesse sventolate in campagna elettorale. La legge Fornero è ancora viva e vegeta perché ‘Quota 41’ è una finestra che ha un preciso arco temporale di durata: non è una misura strutturale. Per ogni ‘Quota’ fin qui individuata – Quota 100, 102 e 103 – i paletti erano rigidi e legati a un numero di anni di contributi altissimo”.
I PROBLEMI DELLE QUOTE
L’ex ministro del Lavoro, intervistato da pensionipertutti.it, ricorda che “Quota 103 riguarderà solo 18.000 lavoratori. Anche in questo caso, come già per Opzione Donna, la platea si è ristretta moltissimo. Chi può avere una Quota così alta di contributi? Prevalentemente i dipendenti del settore pubblico e, in particolare, i lavoratori maschi. I lavoratori del settore privato, come è noto, hanno carriere professionali più discontinue, in special modo le donne, ed è più difficile che possano raggiungere un tetto così alto. Si tratta, in sostanza, di misure pensionistiche destinate a specifiche platee con carriere lunghe e stabili, non di una flessibilità universale: misure che non rispecchiano gli attuali andamenti del mercato del lavoro, soprattutto se pensiamo alle carriere maggiormente precarie che interesseranno le giovani generazioni”.
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