RIFORMA PENSIONI 2023/ Anp aderisce alla petizione di Cida al Governo

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni 2023, Anp aderisce alla petizione promossa da Cida e indirizzata alla presidenza del Consiglio e ai ministri Giorgetti e Calderone

reddito di emergenza Lapresse

LA PETIZIONE DI CIDA

Anp aderisce alla petizione promossa da Cida indirizzata a Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Economia, Ministro del Lavoro in cui si chiede, per sostenere il potere d’acquisto delle pensioni, di “applicare la perequazione per scaglioni in base all’art. 34 comma 1 legge 448/98 e all’art. 69, comma 1, della legge 23 dicembre 2000, n. 388. (rivalutazione al 100% per le pensioni di importo fino a tre volte il trattamento minimo Inps, al 90% per importo compreso tra tre e cinque volte il trattamento minimo e al 75% importo superiore a cinque volte il trattamento minimo), abolendo il calcolo per fasce”. Inoltre, si chiede di separare in maniera contabile la previdenza dall’assistenza e, per dare maggiori opportunità di crescita retributiva, di “abolire il divieto di cumulo fra redditi e pensioni di qualsiasi tipo in applicazione dell’art. 19 del decreto-legge 112/2008”. Infine, per valorizzare i contributi previdenziali versati dai lavoratori, Cida chiede di “eliminare i tetti sulle prestazioni pensionistiche anticipate (art. 24 comma 11 DL 6 dicembre 2011 n. 214 e Legge 92/2012)”.

LA PROMESSA DEL MINISTRO ZANGRILLO SULLA RIFORMA PENSIONI

Intervistato da “La Repubblica” il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo conferma i correttivi alla Manovra di Bilancio sul tema della riforma pensioni: mentre il testo arriva in Parlamento, l’esecutivo si dice pronto a presentare un maxi-emendamento con tutti i correttivi che servono per evitare una “fuga” di medici, dipendenti statali e lavoratori negli uffici.

«Stiamo lavorando a eventuali correttivi. Non vogliamo che, sopratutto nel settore sanitario, queste norme diventino un incentivo per accelerare le uscite», spiega Zangrillo sul fronte pensioni, «C’è una norma che fa riferimento ad alcune categorie di dipendenti degli enti territoriali che godono di meccanismi di rivalutazione più vantaggiosi. è un tema che stiamo approfondendo con Mef e Inps. Le possibili soluzioni verranno proposte quando la manovra sarà in Parlamento». (agg. di Niccolò Magnani)

LE PAROLE DI CAPONE

Nel corso dell’evento organizzato dall’Ugl a Roma dal titolo “Disegno di Legge di Bilancio 2024. Luci e ombre di una Manovra con un forte impatto sociale”, come riporta Teleborsa il Segretario generale Paolo Capone ha parlato anche delle misure di riforma delle pensioni contenute nella manovra, spiegando che “appare certamente più complicata l’uscita anticipata con la proroga di Quota 103 e la previsione della finestra di sette mesi per il lavoro privato e nove mesi per il pubblico, nonché l’aumento a 5 mesi di attesa per l’Ape sociale, fino ad un anno in più per Opzione donna. Occorre, pertanto, avviare una riforma coraggiosa del sistema previdenziale fondata su criteri di equità e sulla salvaguardia dei diritti acquisiti dai lavoratori. In tale prospettiva, è importante l’impegno ribadito dal sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, Claudio Durigon, alla realizzazione di Quota 41 e al superamento della riforma Fornero, nell’ottica di garantire la flessibilità in uscita e il turnover generazionale”.

LE PAROLE DI DE LUCA

Il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, come riporta Ansa, evidenzia che dopo la “iniziativa irresponsabile del Governo sul taglio delle pensioni al personale medico”, “si sta cercando di correre ai ripari ma il danno è stato fatto”. Infatti, “molti medici che sono sulla soglia della pensione, rispetto al pericolo di perdere un terzo se ne vanno e vanno lavorare nelle strutture private e si accentua una difficoltà che è già drammatica, come coprire i turni nei pronto soccorso”. Il Segretario Nazionale Ugl Scuola, Ornella Cuzzupi, invece, ricorda che “ci sono lavoratori che sulla prospettiva delle loro pensioni hanno ipotizzato il resto della loro vita, e dopo tanti anni passati al servizio dello Stato li si vuole privare di questo? Essere donne e uomini di scuola è sempre più complesso. Occorre stare al passo con i tempi, strutturare le proprie strategie didattiche come risposta concreta ad una realtà che corre e, in tutto ciò, siamo al cospetto di una classe docente italiana tra le più anziane in Europa e peggio retribuite”.

RIFORMA PENSIONI, L’ANALISI DI DE BORTOLI

In un articolo pubblicato su Oggi, Ferruccio de Bortoli spiega che “bisognerebbe chiedere scusa a Elsa Fornero. La sua riforma delle pensioni del 2011, con il Governo Monti, fu certamente brutale, ma necessaria. Perché se no saremmo falliti. Era certamente imperfetta perché non tenne conto dei tanti esodati (lunga la serie di deroghe). L’economista piemontese fu sommersa negli anni da tante critiche”, ma, aggiunge l’ex direttore di Corriere della Sera e Sole 24 Ore “l’innalzamento dell’età pensionabile (la sua riforma la portò a 67 anni) è inevitabile e tutte le scorciatoie costose oltre che illusorie perché le pagheranno care i nostri figli e nipoti”. Senza dimenticare che “ancora prima del 2050, con questo andamento demografico, avremmo un lavoratore per ogni pensionato”.

IL GIUDIZIO SULLA MANOVRA

De Bortoli ricorda anche che “il costo totale attualmente previsto di Quota 100, il cavallo di battaglia di Salvini (380 mila adesioni nei primi tre anni) è di circa 23 miliardi. Più o meno il valore della manovra di bilancio di cui si discute in questi giorni. Salvini si è dovuto accontentare di una Quota 103 (anni di contributi più età anagrafica). E nonostante per finanziarla si ipotizzi, tra le altre misure, di aumentare al 22 per cento l’Iva sul latte in polvere, i pannolini, i seggiolini per auto (ma non dovevamo incoraggiare la natalità?) le penalità sono numerose, come per la cosiddetta Opzione donna (61 anni anziché 60). Le finestre d’ingresso sono più rigide, l’indicizzazione all’inflazione solo parziale. Insomma, poco conveniente. Meglio per molti aspettare che scatti il limite della riforma Fornero, quella che si voleva cancellare con un tratto di penna. E ora, di fatto, si conferma”.

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