Riforma pensioni 2023/ Durigon insiste sui 41 anni e propone sconti a donne con figli
Durigon ha parlato espressamente della riforma pensioni 2023 e della volontà di voler cambiare le carte in tavola. Ecco quali potrebbero esser le novità

La Lega ha in mente una proposta per cambiare la riforma pensioni per il 2023. Viste le complessità tra Sindacati e Governo, la paura è quella di poter arrivare a gennaio del nuovo anno senza una decisione e dunque, con il ritorno alla riforma pensioni della Fornero.
L’ex sottosegretario della Lega, ovvero Claudio Durigon, attuale Membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, ha voluto dare un anticipo sulla proposta da mettere in piedi in merito a quella che potrebbe la nuova riforma delle pensioni.
Riforma pensioni 2023: Cosa ne pensa Durigon
Le idee attuali in merito alla riforma pensioni 2023 sono molteplici. Innanzitutto, Durigon ha fatto presente di voler dar priorità ai suddetti punti:
- Applicare una flessibilità maggiore alle donne con figli a cui badare.
- Previdenza di garanzia per i ragazzi con un assegno pari a 1,5 volte il minimo dettato dalla legge.
Sul resto, Durigon avrebbe le idee chiare. Infatti, prima che a gennaio possa tornare l’incubo della riforma pensioni della Fornero, l’obiettivo attuale è quello di anticipare il timing. Ecco le parole dell’ex sottosegretario della Lega:
«La richiesta è la stessa fatta in sede di superamento della Quota 100. E cioè l’assegno pensionistico a chi ha 41 anni di contributi versati».
Il punto forte su cui giocare dev’essere le flessibilità di uscita dal lavoro. Versare i contributi per 41 anni sarebbe un timing praticamente perfetto per consentire ai lavoratori di migliorare la loro qualità di vita, proporzionandola ai sacrifici investiti nel tempo.
Riforma pensioni 2023: come gestire il conflitto con l’Europa
Occorrerà una intermediazione severa tra Bruxelles e Governo italiano, viste le criticità di interlocuzione. Secondo Durigon, andrebbero apportate delle modifiche sia a coloro che hanno avuto un figlio (scontando un anno rispetto ai 41 standard), e migliorare la parificazione tra donna e uomo.
Secondo il Membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana, non bisogna dimenticare il costo piuttosto esigente di coloro che sono in regime contributivo. Per le casse dello Stato, le spese sarebbero molto più esose con l’attuale sistema piuttosto che con quello dei 41 anni di versamento dei contributi.
Si attende con ansia la decisione che potrebbe non tardare ad arrivare (o meglio, si spera).
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