Riforma pensioni 2023/ Quota 100 non sufficiente: più tutele ai giovani e donne
Sulla riforma pensioni per il 2023 le tensioni sono sempre maggiori. La Quota 100 potrebbe non aver soddisfatto e né raggiunto, gli obiettivi prefissati

Riforma pensioni 2023: la Cisl su Quota 100
Sulla riforma pensioni per il 2023 ne abbiamo sentite e viste di tutti i colori. Nonostante ancora non ci sia un punto ben fermo sulla questione, Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, ha voluto dire la sua sulla “efficacia” della Quota 100.
Luigi Sbarra ha parlato della riforma pensioni e della questione Quota 100 a Rai Isoradio, un canale radiofonico attivo ventiquattro ore su ventiquattro. Il segretario generale ha riassunto e valutato la proposta Quota 100, inserita dal Governo Conte, come una soluzione «importante ma insufficiente».
Riforma pensioni 2023: cosa dicono i numeri
Se dessimo un’occhiata ai numeri ricavati dalla Quota 100, potremmo affermare che Luigi Sbarra tanto torto non ha. A suo dire, sarebbe più importante concentrarsi sulla flessibilità d’uscita a 62 anni piuttosto che continuare la Quota 100. Il motivo secondo il segretario generale?
«Perché mediamente in Europa si va in pensione a 63 anni».
Con Quota 100 l’idea – o meglio la speranza – era quella di sperare in un milione di uscite dal lavoro. La realtà? Probabilmente anche deludente, visto che tra il mix di contributi ed età ad uscire dal lavoro sono stati meno di 400 mila di cittadini.
Il discapito – quasi discriminatorio – è stato nei confronti degli impiegati delle piccole e medie imprese, soprattutto per quelle localizzate nel Sud Italia.
La differenza si nota osservando i dati degli impiegati del Nord Italia, dove andare in pensione è più semplice dato che essendoci più lavoro, è più semplice avere dei rapporti di lavoro stabili e continuativi.
Luigi Sbarra ha aggiunto che «oggi va ripensato il sistema pensionistico e previdenziale per definire misure più eque e sostenibili possibili». Dunque l’invito al Governo Draghi è quello di porre maggior attenzione alla stabilità lavorativa, affinché sia possibile mantenere la media europea d’uscita dal lavoro, ovvero 63 anni.
L’obiettivo di Uil e Cgil è quello di focalizzarsi su una riforma pensioni che punti maggiormente su 4 punti:
- Pensione contributiva che garantisca ai giovani un futuro più stabile;
- Tutele per le donne e garanzie per la maternità e/o esigenze similari;
- Anni contributivi anche in caso di stage.
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