RIFORMA PENSIONI 2024/ Boeri: patrimonio immobiliare Inps non basta a pagare assegni

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni 2024, Tito Boeri ha spiegato che vendere il patrimonio immobiliare Inps non basterebbe a pagare gli assegni in essere

Boeri Tito Ansa1280 640x300.jpeg Tito Boeri (Ansa)

LE PAROLE DI BOERI

Durante un intervento al Festival del Management, Tito Boeri, come riporta Adnkronos, ha detto: “Se penso a quando ero presidente dell’Inps mi viene da ridere perché capitava spesso di sentire persone che mi dicevano ‘ma perché non vendete tutto il patrimonio immobiliare così pagate finalmente le nostre pensioni e risolvete i problemi del deficit?’. Ecco, se anche fossi riuscito a vendere tutto il patrimonio immobiliare, e come sapete non è ovvio venderlo e soprattutto venderlo bene e immediatamente, sarei riuscito a pagare credo cinque giorni di pensione, tanto per dare l’idea dell’ordine di grandezza. Senza contare che poi avrei dovuto pagare gli affitti e tutto il resto”. Il sito del Patronato Acli ricorda intanto che la prossima campagna di certificazione dell’esistenza in vita per i pensionati residenti all’estero inizierà il 20 marzo, per terminare il 18 luglio, e riguarderà “America, Asia, Estremo Oriente, Paesi scandinavi ed Europa dell’Est”.

IL FUTURO DELLA RIFORMA PENSIONI VERSO IL 2025

«La riforma pensioni non avverrà a breve»: le recenti parole della Ministra del Lavoro Calderone hanno fatto calare il “gelo” con i sindacati che speravano si potesse giungere a novità importanti sulla previdenza già nella seconda parte del 2024. I temi sono sempre gli stessi, le coperture e il forte stop al deficit imposto dalle tante emergenze accumulate in questi ultimi anni (dal Superbonus al Reddito di Cittadinanza fino al ritorno del Patto di Stabilità per l’anno 2024): il piano principale è sempre quello per il Governo di affidarsi alla Quota 41 strutturale per sostituire la riforma Fornero, 41 anni di contributi per poter uscire dal mondo del lavoro,

Il problema resta però la copertura di fondi per l’ingente spesa: si pensa dunque alla penalizzazione in uscita con ricalcolo contributivo, visto come alternativa alla pensione anticipata. In quanto però la riforma Quota 41 non potrà arrivare se non dopo il 2025, allo studio del Ministero vi è la conferma della Quota 103 anche per il prossimo anno o l’adozione di una Quota 104, già presente nelle prime bozze della Manovra (poi stralciata, ndr): «tutti gli interventi per mettere in protezione chi deve uscire dal lavoro in anticipo, ma perché ha lavorato tanto, e per chi è giovane e deve ancora costruire la propria posizione previdenziale», ha confermato la Ministra Calderone sottolineando l’impegno nelle prossime settimane a riprendere i negoziati tecnici con le parti sociali. (Agg. di Niccolò Magnani)

LE RICHIESTE DI COLDIRETTI PUGLIA

La Coldiretti Puglia, come riporta Il Gazzettino di Brindisi, sottolinea che “le pensioni aiutano i bilanci per più di una famiglia su tre con la presenza dei nonni in casa che viene giudicata positivamente per il contributo economico e sociale che sono in grado di offrire in un momento di difficoltà. Da qui la necessità di intervenire per tutelare gli anziani, patrimonio di esperienza e ausilio vitale nelle famiglie, recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse, eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti d autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari, riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza, definire i livelli essenziali di assistenza, potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria”.

LE PAROLE DI BALISTERI E RAIA

Maria Concetta Balistreri e Concetta Raia della Segreteria regionale dello Spi-Cgil siciliano evidenziano che la condizione di disparità di genere esistente nel nostro Paese crea malessere, e disagio sociale “ancor di più nelle realtà meridionali e in Sicilia in particolare. Lavoro povero, precario, discontinuo, causa una pensione povera. E la povertà pensionistica determina una condizione di mancate cure durante gli anni in cui si ha più bisogno e le donne sono le prime vittime, in Sicilia come nel resto del Paese. Vogliamo che si costruisca una sanità attenta ai bisogni delle donne e degli uomini, vogliamo che la prevenzione sia una realtà concreta e non una chimera”. Intanto Il Giornale ricorda che il 31 marzo scade il termine per presentare domanda di accesso all’Ape social con riposta dell’Inps entro il 30 giugno. È anche possibile presentare la domanda entro il 15 luglio per avere risposta entro il 15 ottobre oppure entro il 30 novembre per una risposta entro il 31 dicembre.

RIFORMA PENSIONI, L’INIZIATIVA DI BRAMBILLA

Secondo quanto riporta MF – Milano Finanza, “nei prossimi giorni Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali (ed ex sottosegretario al Welfare nei governi Berlusconi 2 e 3), avrà un’interlocuzione con i rappresentati dell’Esecutivo in cui si dovrebbe discutere, tra i vari temi, il passaggio da un modello (attualmente in vigore) che prevede la tassazione dei rendimenti dei fondi pensione a un modello alternativo che prevedrebbe l’esenzione fiscale – parziale o totale – dei rendimenti stessi”. Tutto questo potrebbe avere implicazioni importanti per cercare di promuovere l’adesione alla previdenza complementare che in Italia ancora stenta a decollare. Infatti, “un ulteriore sgravio fiscale, in questo contesto, potrebbe favorire l’adesione degli italiani”.

LE IPOTESI SULLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE

Nell’articolo del quotidiano milanese viene anche ricordato che “nella delega fiscale si prevede la revisione del sistema di tassazione dei rendimenti delle attività delle forme pensionistiche complementari secondo il principio di cassa – attualmente è per competenza – con, nel dibattito, la possibilità di ridurre anche l’aliquota sui rendimenti (attualmente è il 20%, comunque agevolata rispetto al 26% delle altre rendite finanziarie) se le condizioni di finanza pubblica lo consentiranno. Un’eliminazione completa potrebbe invece essere più complessa a causa dei vincoli di bilancio. Vedremo quali saranno gli sviluppi dell’incontro tra Brambilla e i rappresentanti del Governo. Tra l’altro il Presidente di Itinerari Previdenziali sta anche promuovendo un processo di integrazione tra fondi pensione integrativi e sanità”.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI





© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultime notizie di Riforma pensioni

Ultime notizie