RIFORMA PENSIONI 2025, LA CAMPAGNA DELLA CGIL
La Cgil ha avviato una campagna per chiedere il blocco dell’aumento dei requisiti pensionistici (tre mesi in più) in base all’aspettativa di vita che dovrebbe scattare dal 2027. Il Governo ha fatto già sapere di voler intervenire sul tema e forse già con il Decreto Primo maggio si dovrebbe vedere una misura in tal direzione, anche se forse limitata alla “salvaguardia” di nuovi possibili esodati (circa 44.000 stando alle indicazioni sempre della Cgil). Il sindacato guidato da Maurizio Landini chiede anche un intervento che tuteli i coefficienti di trasformazione, fondamentali nel calcolo dell’importo delle pensioni che vengono liquidate di anno in anno, dal momento che anch’essi risentono dell’adeguamento all’aspettativa di vita.
RIFORMA PENSIONI 2025, L’AUDIZIONE DELLA CORTE DEI CONTI
In particolare, secondo i calcoli della Cgil, chi andrà in pensione di vecchiaia quest’anno avrà un assegno di importo inferiore di circa il 2% rispetto a chi è andato in quiescenza con le stesse modalità l’anno scorso. Per una pensione di 1.250 euro al mese ciò corrisponde a circa 326 euro l’anno. Dunque, bisognerebbe intervenire in maniera più ampia su quegli aspetti del sistema pensionistico che sono legati all’adeguamento all’aspettativa di vita. Tuttavia la Corte dei Conti, nell’audizione parlamentare sul Documento di finanza pubblica, ha evidenziato l’importanza di dare certezza alle regole del sistema pensionistico a partire proprio dall’adeguamento dei requisiti in base all’aspettativa di vita a partire dal 2027.
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