RIFORMA PENSIONI 2025, L’INDICAZIONE DEL DFP
Il Documento di finanza pubblica non contiene particolari indicazioni sulle scelte che il Governo intende fare in tema di riforma pensioni 2025, ma è comunque diventato chiaro, grazie alle audizioni parlamentari che su di esso ci sono state, che c’è la volontà di sterilizzare l’aumento dei requisiti pensionistici che dovrebbe scattare dal 2027 e che c’è stato un risparmio nella spesa pensionistica grazie a una rivalutazione inferiore rispetto alle attese. In tema di indicizzazioni c’è anche da dire, come ricorda La Stampa, che il Dfp segnala che l’inflazione prevista per quest’anno è pari al 2,1% e dunque l’anno prossimo gli assegni dovrebbero aumentare di tale entità. Anche se non tutti probabilmente.
RIFORMA PENSIONI 2025, I CALCOLI SULL’INDICIZZAZIONE
Infatti, come ricorda il quotidiano torinese, quest’anno era in vigore un meccanismo di perequazione decrescente all’aumentare del reddito. Le minime dovrebbero quindi passare a 616,07 euro al mese, ma non è da escludere che ci sia una rivalutazione più cospicua come già accaduto, senza dimenticare la volontà già espressa in diverse occasioni da componenti della maggioranza di portarle a importi ben più alti (Forza Italia da tempo parla di 1.000 euro al mese) Per una pensione di 1.000 euro al mese l’incremento netto dovrebbe essere di 17,7 euro, che diventerebbero 35,1 per chi percepisce 2.500 euro al mese. La rivalutazione riguarderebbe anche l’assegno sociale (che dovrebbe arrivare a 549,05 euro) e le pensioni di invalidità (342,03 euro).
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