RIFORMA PENSIONI 2025, LA RICHIESTA DELLA CIDA
Come la Cgil, anche la Cida esprime un giudizio negativo sulla sentenza della Corte Costituzionale sul blocco parziale delle indicizzazioni applicato nel 2023 e nel 2024. Stefano Cuzzilla, Presidente della Confederazione italiana dei dirigenti e delle alte professionalità, spiega infatti che non è possibile accettare che le pensioni medio-alte siano considerate come un bancomat per sanare i conti pubblici.
Anche per questo sollecita un confronto con il Governo per cercare di trovare delle misure di compensazione della perdita di potere d’acquisto patito da chi ha dovuto subire il blocco della rivalutazione della propria pensione. Resta da capire se l’Esecutivo vorrà rispondere a questa richiesta di confronto.
RIFORMA PENSIONI 2025, LA CRITICA AL GOVERNO MELONI
Il collettivo di economisti Coniare rivolta, invece, critica l’operato del Governo Meloni in tema di pensioni, ricordando come non solo sia riuscito a depotenziare, sostanzialmente eliminandole, le forme di anticipo pensionistico esistenti come Opzione donna, Quota 103 e Ape social, ma anche a limitare la rivalutazione degli assegni (tramite anche il blocco parziale sopra citato), a promuovere la previdenza complementare anziché occuparsi di rafforzare quella pubblica e a non prendere una posizione forte contro l’ipotesi che dal 2027 possano tornare ad aumentare i requisiti pensionistici sulla base dell’andamento dell’aspettativa di vita, aderendo così ai “diktat” del neoliberismo e dell’austerità.
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