RIFORMA PENSIONI/ La novità per il part-time verticale

- Lorenzo Torrisi

Tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio varata dal Governo c’è una novità in merito alla copertura previdenziale del part time verticale ciclico

Sito Inps in tilt 1 aprile Lapresse

LA NOVITÀ PER IL PART-TIME VERTICALE

In un articolo pubblicato sul sito di Ipsoa viene ricordato che tra le misure di riforma pensioni contenute nella Legge di bilancio varata dal Governo c’è una novità “in merito alla copertura previdenziale del part time verticale ciclico. Si prevede infatti che l’intera durata del contratto di lavoro a tempo parziale, che comprende anche periodi non interamente lavorati, venga riconosciuta utile ai fini del raggiungimento dei requisiti di anzianità richiesti per l’accesso alla pensione. Per i rapporti già esauriti alla data di entrata in vigore della legge di Bilancio, il riconoscimento del beneficio previdenziale è subordinato alla presentazione di apposita domanda dell’interessato”. Viene anche specificato che “i trattamenti pensionistici liquidati in applicazione nuovo testo non possono avere decorrenza anteriore alla data di entrata in vigore dello stesso”. Inoltre, nella Relazione tecnica viene precisato che “per i dipendenti pubblici è già previsto che ai fini dell’acquisizione del diritto alla pensione a carico dell’amministrazione interessata e del diritto all’indennità di fine servizio, gli anni di servizio ad orario ridotto sono da considerarsi utili per intero”.

RIFORMA PENSIONI, POSSIBILI MODIFICHE PER LE CASSE PREVIDENZIALI

Secondo il Presidente dell’Ivass Daniele Franco, come riporta Radiocor, “i versamenti alla previdenza complementare sono insufficienti e discontinui soprattutto per quei lavoratori che più ne avrebbero bisogno per integrare le pensioni pubbliche”, come “i giovani, i precari, le donne”. Intanto, spiega Il Sole 24 Ore, il Governo starebbe studiando, secondo quanto spiegato dal sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, una misura di riforma pensioni riguardante le Casse previdenziali, prevedendo nella Legge di bilancio un emendamento per fare in modo che siano compresi tra i soggetti beneficiari di una riduzione fiscale, che porterebbe l’aliquota sui loro rendimenti dal 26% al 20%. Le Casse del resto potrebbero giocare un ruolo importante negli investimenti per la ripresa post-Covid e l’esecutivo ha quindi tutto l’interesse a fare in modo che non siano particolarmente penalizzate. Senza dimenticare che i rendimenti della Casse non sono altro che le future pensioni di molti professionisti.

NISSOLI (FI): “RIFORMARE PENSIONI PER ITALIANI ALL’ESTERO”

L’onorevole deputata di Forza Italia Fucsia Nissoli Fitzgerald (eletta nei seggi elettorali all’estero per il Nord e Centro America) ha lanciato un appello direttamente alla Ministra del Lavoro Catalfo per dirimere alcuni punti “nodosi” nella riforma delle pensioni anche per gli italiani all’estero. «Oggi, ho presentato una interrogazione al Ministro del Lavoro per chiedere la semplificazione delle procedure di erogazione delle pensioni all’estero in convenzione, eliminando la trattenuta fiscale alla fonte, visto che, per esempio in Usa, il pensionato gia’ paga le tasse sul posto e poi deve chiedere il rimborso all’Italia», scrive la deputata di FI in una nota. «Ho chiesto che il Ministro interrogato si attivi» – spiega ancora la Nissoli – «per introdurre una semplificazione delle pratiche in materia di pensioni in regime internazionale, al fine di snellire l’applicazione delle procedure a carico dei pensionati volte a ottenere la defiscalizzazione della pensione italiana e il trattamento fiscale più favorevole previsto dalle Convenzioni internazionali vigenti in materia, venendo incontro alle richieste dei pensionati italiani all’estero, molti dei quali hanno un’età molto avanzata». (agg. di Niccolò Magnani)

SINDACATI CONTRO LA MANOVRA

In una nota congiunta Cgil, Cisl e Uil criticano la Legge di bilancio approvata dal Governo, evidenziandone delle lacune legate anche ai temi di riforma pensioni. Secondo i sindacati, infatti, “appaiono non sufficienti le risorse previste per una giusta riforma fiscale, in relazione ad un obiettivo di un modello fiscale complessivo, ben rimodulato, quale strumento di equità e di crescita, che riduca la pressione fiscale sui lavoratori dipendenti e pensionati”. Inoltre, “la Legge di Bilancio recepisce solo in parte le proposte emerse nel confronto tra il Governo e i sindacati sulla previdenza. E in particolare vanno rafforzati Ape sociale, pensione, quattordicesima e va individuata una soluzione definitiva per gli esodati”.  Cgil, Cisl e Uil ritengono infine “inaccettabile che ancora una volta manchino in legge di bilancio le risorse e il quadro di riferimento per affrontare il tema della non autosufficienza che ha impatti pesanti nella condizione materiale delle famiglie e delle donne in particolare”.

RIFORMA PENSIONI, LEGA INSISTE SU QUOTA 41

Claudio Durigon annuncia che la Lega presenterà una proposta di legge per varare la misura di riforma pensioni nota come Quota 41. “Non abbiamo affatto cambiato idea e rimaniamo convinti che dopo 41 anni di contributi versati, indipendentemente dall’età anagrafica, sia un sacrosanto diritto poter andare in pensione e lasciare, dunque, spazio a una nuova leva. I lavoratori sono stanchi, ce ne rendiamo conto, e oggi più che mai provati dal contesto sanitario e psicologico che stiamo vivendo, ecco perché dalla nostra manifestiamo massima solidarietà a quei lavoratori che, avendo a lungo versato i contributi e avendo una carriera lavorativa quarantennale, meriterebbero oggi di potersi ritirare dal mercato del lavoro, rientrando per giunta in quella fascia d’età considerata anche più a rischio contagio”, spiega il Senatore leghista in un’intervista pensionipertutti.it.

LE PAROLE DI DURIGON

Durigon evidenzia anche che riguardo a Quota 100 si parla “in modo improprio di boom iniziale e poi di arresto delle istanze presentate”. Dal suo punto di vista sarebbe sufficiente vedere le previsioni di copertura “e capire che nel primo anno era previsto dalla ragioneria che uscissero 290 mila persone, che sarebbero salite a 327 mila nel 2020, compresi quelle dell’anno precedente, fino a 356 mila del 2021, comprese le persone uscite nei due anni prima di sperimentazione. Quindi era già previsto che il bacino degli aventi diritto sarebbe stato inferiore negli anni successivi. Dunque non è che la misura sia stata un flop o stia perdendo appeal”.





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