ONLUS E TERZO SETTORE, TUTTO PRONTO ALLA “RIVOLUZIONE” DAL 1 GENNAIO 2026
Dovremmo esserci ormai, dopo 8 anni di tempo dalla prima legge delega del 2016: quello in corso sarà l’ultimo anno per le Onlus, almeno per le conosciamo fino ad oggi: la riforma del Terzo Settore che sta portando a termine il Governo Meloni vedrà, salvo sorprese, il debutto dal 1 gennaio 2026 dei nuovi regimi fiscali per tutti gli enti e le imprese legate al settore senza scopo di lucro e con finalità di interesse generale. Come anticipa oggi il “Sole 24 ore”, citando tutti gli ultimi sviluppi politici interni e comunitari, la riforma sarà pronta al via dal 2026 per gli oltre 17mila enti coinvolti che dunque dovranno scegliere una sorta di “nuova veste”.
La lettera giunta ad inizio marzo dalla Commissione Europea ha informato l’Italia della approvazione finale della riforma fiscale legata al Terzo Settore, specie per la parte in cui le agevolazioni fiscali garantite dallo Stato per gli ETS non sono affatto da considerarsi come aiuti di Stato e dunque verranno ammessi dall’Unione Europea. Poi novità importanti arriveranno per i titoli di solidarietà (per “stimolare” gli investimenti esterni sulle imprese del Terzo Settore) e per il nuovo regime fiscale che andrà a rivoluzionare il mondo delle Onlus dopo oltre 28 anni.
I regimi agevolati per gli enti del Terzo Settore saranno operativi da gennaio facendo sparire la qualifica stessa di “Onlus” dando facoltà di scelta ai 17.462 enti coinvolti: potranno infatti o scegliere di entrare nel Registro Unico del Terzo Settore, oppure devolvere il patrimonio accumulato con le varie agevolazioni Onlus ad un ente con finalità considerate analoghe. Avranno tempo per questa scelta fino al 31 marzo 2026, come spiega in una nota la portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore, Vanessa Pallucchi: «gli enti non-profit ora potranno concorrere con le loro attività a realizzare l’interesse generale della comunità, con le agevolazioni che non saranno più viste come aiuti di Stato in UE».
COSA PREVEDE LA RIFORMA (DURATA 8 ANNI) SUI NUOVI REGIMI PER LE ONLUS
Restano però aperti alcuni punti che l’Agenzia delle Entrate dovrà chiarire entro queste scadenze per poter vedere il via libera definitivo della riforma sul Terzo Settore: in primo luogo, serve capire come calcolare in maniera corretta «il rapporto tra i costi e i ricavi delle attività svolte dagli ETS», sottolinea ancora il Forum. Non da ultimo, il tema centrale dell’IVA per le Onlus che dovranno divenire nuove imprese sociali: per la portavoce del Terzo Settore, la questione necessita dal momento di una modifica della norma di legge, in quanto possa così disinnescare «il rischio dell’aliquota al 22% su alcune prestazioni».
Molti degli anti coinvolti, oltre al settore educazione e aiuti alle famiglie, riguardano in gran parte attività affini al mondo della sanità: Usa, case di riposo, alcune parrocchie, Ong, ma anche i comitati della Croce Rossa, così come la Caritas e altri enti di solidarietà: secondo le anticipazioni del “Sole 24 ore” sulla riforma del Terzo Settore, il passaggio che avverrà sul Registro Unico dovrebbe alla fine essere la scelta naturale per molti di questi enti che negli scorsi anni hanno atteso per l’iscrizione proprio per capire cosa sarebbe successo sul fronte fiscale.
I chiarimenti delle Entrate dovranno essere fondamentali e cruciali, l’ultimo vero step prima del via libera alla riforma: come nota la stessa coordinatrice del tavolo del Forum, Monica Poletto, il regime fiscale delle Onlus era molto favorevole per diverse attività, con anche alcune Regioni (come la Lombardia) che prevedevano anche l’esenzione dall’IRAP. Per questo occorre capire cosa dirà l’erario in merito alle esenzioni e al regime fiscale rinnovato, ma resta comunque importante l’occasione per gli enti in merito al passaggio storico come attività del Terzo Settore a tutti gli effetti.