Anna Finocchiaro sul tema della riforma della giustizia chiede di riformare l’abuso d’ufficio, di affrontare il nodo della spartizione delle nomine e di non toccare la prescrizione: questi gli argomenti principali che l’ex Procuratrice di Catania fino al 1987 e due volte ministro nei governi di centro-sinistra ha toccato in una intervista al Riformista.
Finocchiaro ritiene che la magistratura italiana viva un momento “non solo difficile ma anche fortemente rischioso, perché l’indipendenza della magistratura deve affermarsi come caposaldo della democrazia. E questa indipendenza vive se si afferma un credito di fiducia e di autorevolezza presso l’opinione pubblica”. Per Finocchiaro mai in passato ci sono stati momenti così delicati e nel passaggio attuale “è in gioco non solo un valore che appartiene alla magistratura, ma un fatto di civiltà. Quello dell’efficienza giudiziaria e della fiducia dei cittadini nel sistema-Giustizia è uno dei parametri sui quali vengono scrutinati i paesi che vogliono appartenere all’Unione Europea. Non è una cosa marginale. Siamo in una partita molto seria”.
Ecco perché la riforma del Csm, essenziale secondo Finocchiaro, non può ridursi all’aspetto elettorale ma richiede “un dibattito molto profondo”. Le varie correnti non devono servire solo per le carriere, ma tornare ad avere un peso culturale “per la formazione dei magistrati e sull’interpretazione da dare alle leggi. Se guardo a questa deriva, non mi piace. È un’altra cosa, rispetto alla magistratura associata”.
FINOCCHIARO: “PRESCRIZIONE NECESSARIA, ABUSO D’UFFICIO VA CAMBIATO”
Per Finocchiaro dunque il problema della giustizia non sono nemmeno le singole persone, anche se Palamara “ha ecceduto”: “Esiste un problema di spartizione delle nomine che va cambiato”. Finocchiaro non gradisce l’abolizione della prescrizione, tanto voluta dal ministro Bonafede: “Io la trovo una cosa incivile, francamente. Tutti hanno diritto di sapere in tempi ragionevoli chi è colpevole e chi innocente. È un problema di civiltà. Cosa lo abbiamo scritto a fare nella Costituzione che il processo deve avere una ragionevole durata? Anche perché lo stigma del processo diventa un anticipo della condanna. Il processo oggi è la pena. Ed è contrario al diritto”.
Finocchiaro invoca “la riforma dell’abuso d’ufficio e della responsabilità contabile”, per evitare la “paura della firma”, quel blocco che agisce a livello amministrativo “per timore delle responsabilità che ne possono derivare non soltanto per evitare un fatto illecito, ma per timore delle inchieste che possono derivare da una firma. Ed ecco che i funzionari pubblici non si espongono più al punto di non autorizzare spese e interventi necessari, essenziali. Per non sbagliare, tengono la penna in tasca”.
Una paura che diventa “elemento sistemico di blocco” e frena lavori, cantieri, appalti… Si precisi dunque che cosa è l’abuso d’ufficio, perché sia chiaro “cosa è lecito e cosa è illecito”. Si eviti dunque che la burocrazia diventi carceriera di se stessa in un “sistema mostruoso” che richiede “un cambio di passo”.