Rino Rappuoli, responsabile scientifico e capo della ricerca esterna vaccini della multinazionale farmaceutica Gsk di Siena, nonch+ professore di ricerca sui vaccini all’Imperial College di Londra, è considerato fra i massimi esperti mondiali dei vaccini, e nella giornata di ieri ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Repubblica in cui ha sottolineato l’importanza di nuovi sieri contro il covid, ma nel contempo, la mancanza di fondi per produrli. “I vaccini attuali non riescono a prevenire i contagi – ha spiegato – proteggono solo per 2-3 mesi, poi il livello degli anticorpi si abbassa e il virus può infettare l’organismo”. Il motivo di tale bassa protezione è semplice: “Abbiamo a che fare con vaccini che vengono iniettati, che generano un livello di anticorpi molto alto nel sangue, ma non nelle mucose di naso e gola, dove il virus entra nell’organismo. Lì il livello di anticorpi è pari a un centesimo rispetto a quello che abbiamo in sangue e polmoni. E’ comunque una buona notizia, perché gli anticorpi nei polmoni e nel sangue ci proteggono dalla malattia grave, ma alla Casa Bianca abbiamo discusso della necessità di creare vaccini nuovi per il futuro”.
Rino Rappuoli non intende vaccini aggiornati contro le ultime varianti, ma farmaci “Completamente nuovi, capaci di proteggerci non solo da tutte le varianti di Sars-Cov2, ma anche da tutti gli altri coronavirus. Penso poi a vaccini in grado di bloccare il virus all’altezza delle mucose di naso e gola, per prevenire le infezioni. Potrebbero essere assunti per bocca, o spray nasali, o cerotti con minuscoli aghi”. Peccato però che vi sia un grosso problema: “Vaccini simili non li sappiamo fare. Due anni e mezzo fa, quando eravamo in piena emergenza, abbiamo preso la strada che conoscevamo, ovviamente. Abbiamo così creato i vaccini attuali, iniettabili. Di spray nasali che proteggono le mucose invece parliamo da 40 anni, ma nessuno ne ha mai prodotto uno”.
RINO RAPPUOLI: “NON C’E’ PIU’ LO SFORZO DI DUE ANNI FA”
C’è poi un altro grande problema difficile da superare: “Non ci sono più i finanziamenti, non c’è più lo sforzo di due anni fa. Esistono due o tre trial nel mondo per i vaccini mucosali, niente a che vedere con la mobilitazione del 2020. Anche per il vaccino pancoronavirus, capace cioè di bloccare tutti i coronavirus, esistono migliaia di pubblicazioni, ma nessun lavoro significativo o quasi. Si tratta di una tecnologia nuova, di una strada da aprire. Potremmo vedere i risultati fra un anno come fra dieci”. In ogni caso in autunno arriveranno dei vaccini aggiornati: “Si tratta di un aggiornamento dei vaccini già in uso oggi. Ed è chiaro che daranno risultati migliori, visto che si basano su un virus Omicron, più vicino a quello in circolazione al momento. La Food and Drug Administration negli Stati Uniti ha chiesto espressamente alle aziende di includere anche le sottovarianti Omicron Ba.4 e Ba.5 nei loro aggiornamenti, ma in realtà è sufficiente anche Omicron Ba.1: sarebbe comunque un passo avanti rispetto ai vaccini attuali impostati sul virus di Wuhan”.
Resta il fatto che i vaccini attualmente in circolazione sono comunque efficaci: “I vaccini attuali generano comunque anticorpi in grado di riconoscere Omicron, anche se in percentuale un po’ più bassa rispetto a quel che ci aspettiamo dai vaccini aggiornati”. E sul vaccino in arrivo in autunno, Rino Rappuoli conclude: “E’ probabile che ci protegga almeno in parte per due o tre mesi, ma i test condotti dalle aziende mostrano solo gli anticorpi prodotti nel sangue, non i dati sui contagi. In ogni caso il richiamo d’autunno sarà importante, perché nella stagione fredda i virus respiratori danno sempre sintomi più seri. E’ opportuno soprattutto che a vaccinarsi con la quarta dose siano le persone a rischio, gli ultra 80enni, i trapiantati e i fragili in generale”.