Fra i prodotti made in Italy a rischio dopo la crisi degli ultimi mesi, vi è anche il riso. Le previsioni per la raccolta di quest’anno, come riferisce quifinanza.it, non sono affatto rosee, in quanto l’inflazione, con prezzi che sono cresciuti fino a superare il 22% ad agosto, rischiano di far crollare la produzione di riso del 30 per cento, praticamente un terzo rispetto ad un anno fa. Ma l’ascesa vertiginosa dei prezzi non è l’unico fattore che sta mettendo a serio rischio il cereale tanto amato degli italiani, visto che non si può dimenticare la siccità del 2022, il prezzo del gas alle stelle, così come quello delle materie prime a causa della guerra in Ucraina e del covid.
Molte le aziende agricole che stanno fallendo, visto che i concimi sono aumentati del 170%, mentre il gasolio del 129. In alcune zone di Lombardia e Piemonte, le regioni dove sono concentrate le maggiori risaie d’Italia, si prevedono perdite fino al 40%, con danni da milioni di euro che Coldiretti definisce “devastanti”. A complicare la situazione vi è poi la concorrenza delle importazioni di riso low cost dall’Asia, che vengono agevolate dall’Ue, denuncia Coldiretti “nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori”.
RISO ITALIANO A RISCHIO E LE IMPORTAZIONI COMPLICANO LA SITUAZIONE
In Italia più del 70% del riso importato è a dazio zero, un trend in forte crescita favorita dalla scadenza della clausola di salvaguardia con cui si erano bloccate le agevolazioni tariffarie concesse a Myanmar e Cambogia, senza dimenticarsi del Vietnam, che nel primo semestre ha importato nel nostro Paese ben 11 milioni di chili di riso, 4 volte in più rispetto all’anno scorso.
La Conferenza Stato Regioni ha stanziato 15 milioni di euro come fondo destinato ai risicoltori italiani, come parziale ristoro, ma secondo Coldiretti “Per sostenere il settore bisogna anche lavorare sugli accordi di filiera come strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione”.