Partita chiusa al ballottaggio delle elezioni presidenziali in Romania dove il liberale filo-Ue Nicusor Dan si aggiudica la vittoria
L’indipendente liberale Nicusor Dan, sindaco di Bucarest, con ormai quasi tutti i voti scrutinati avrebbe vinto con il 54% il ballottaggio per le elezioni presidenziali in Romania, battendo in netta rimonta rispetto al primo turno il candidato della destra euroscettica George Simion (AUR), largo vincitore due settimane fa (aveva raggiunto il 40,6% dei voti contro meno del 25% dello sfidante) e che si sarebbe fermato ora intorno al 46-47% nonostante l’appoggio di Calin Georgescu, il candidato vincitore al primo turno delle elezioni di novembre, poi annullate dalla Corte Costituzionale.
Un risultato che ha subito portato Ursula von der Leyen ad esultare, vedendo dileguarsi il rischio di ritrovarsi in Romania un altro Orbán e nonostante il risultato finale sarà oggetto di molte contestazioni.
Il candidato ufficiale del governo, Crin Antonescu, era stato escluso dal ballottaggio. Su Dan – che ha posizioni nettamente vicine a Bruxelles – si sono di fatto concentrati i voti di tutti gli esclusi al ballottaggio, salvo quelli di Victor Ponta, che – espressione anche lui di una destra nazionalista e anti-ucraina – aveva invitato al voto per Simion.
Sta di fatto che, ribaltando il risultato del primo turno, Dan ha vinto in patria e ridotto lo svantaggio all’estero, dove comunque Simion ha ribadito la sua maggiore popolarità.
Elemento determinante è stato il maggior afflusso alle urne, con un aumento della partecipazione al voto dal 53% al 64,72%. Questo fattore ha portato nelle cabine elettorali oltre 11 milioni di elettori contro i 9,4 del primo turno.
In crescita soprattutto il voto dei romeni all’estero, che al primo turno avevano portato Simion alla maggioranza assoluta con circa il 60% dei voti, mentre al ballottaggio ha confermato il successo ma fermandosi, complice evidentemente l’aumento dei votanti, al 55%. Quel circa 45% ora conquistato da Nicusor Dan (che al primo turno si era fermato sotto il 20%) sommati ai voti raccolti in patria gli ha consentito ora di battere l’avversario.
Simion in un primo tempo non ha accettato la sconfitta, poi l’ha ammessa, concedendo la vittoria all’avversario Dan.
Il Paese esce molto diviso da queste elezioni durate sei mesi e dopo una campagna elettorale dominata da accuse reciproche di interferenze estere, pressioni indebite e corruzione.
L’elemento vincente per Dan è sicuramente stato l’aumento dei votanti, cifra che è oggetto di polemiche poiché lo sconfitto accusa che le liste elettorali sarebbero state in qualche modo manomesse.
Accuse che vanno provate, anche se servono a tenere alto il morale degli elettori sconfitti, che già erano scesi pacificamente in piazza per contestare la decisione della Corte Costituzionale che aveva invalidato il ballottaggio di dicembre e “costruito a tavolino” – questa è l’accusa – l’attuale vittoria di Nicusor Dan.
Un successo, quello di Dan, che è da leggersi soprattutto come opposizione a Georgescu cui si era invece appellato Simion per intercettare i suoi voti.
Il voto ribalta il risultato del primo turno in termini obiettivamente inattesi, anche perché i sondaggi di qualche giorno fa vedevano ancora Simion in vantaggio (anche se con un risultato più incerto rispetto a due settimane fa). Sugli elettori potrebbe aver fatto presa il rischio o il timore di un taglio degli aiuti europei se si fosse insediato un presidente anti-UE.
Entrambi i candidati avevano però affermato non voler mettere in discussione la presenza della Romania in Europa e di considerarsi amici degli USA, mentre semmai Simion aveva accentuato il suo appoggio alla linea di Trump.
La speranza è che la situazione ora si normalizzi, che non vi siano contestazioni violente e che quindi si provi a ricucire un difficile percorso di riconciliazione nazionale.
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