A dieci anni dalla scomparsa misteriosa di Roberta Ragusa, la trasmissione di Rai3, Chi l’ha visto, torna ad occuparsi del giallo. La donna è stata davvero uccisa dal marito Antonio Logli, come stabilito da tre gradi di giudizio? Lui continua a professarsi innocente ed intanto ci si domanda che fine abbia fatto il corpo della donna, di fatto mai realmente trovato. Per la giustizia però, l’uomo l’avrebbe uccisa per poi distruggerne il cadavere e per questo è stato condannato a 20′ anni di carcere.
In queste settimane, però, come spiega il quotidiano La Nazione, il nuovo collegio difensivo di Antonio Logli formato dall’avvocato Andrea Vernazza, dalla criminologa Anna Vagli e dalla biologa forense e sopralluoghista Teresa Accetta, sta puntando in maniera sempre più insistente alla revisione del processo. Nelle loro mani ci sarebbero due testimonianze inedite che potrebbero scagionare l’ex dipendente comunale di Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa. Si tratterebbe della testimonianza del detenuto 60enne (ora ai domiciliari), che nel 2016 si trovava ion carcere con il supertestimone Loris Gozi. L’uomo avrebbe scritto un biglietto acquisito dal suo legale in cui sostiene che Gozi avrebbe mentito per paura. Il secondo elemento avrebbe a che fare con dei cartelloni trovati in soffitta e nei quali Roberta esprimerebbe la sua volontà di andarsene: “Cosa ci faccio in questa casa?”, “Il legame con i figli non dovrebbe spezzarsi neppure con la lontananza”, “Il mio sogno è quello di andare a riposare in posti caldi”.
Caso Roberta Ragusa, difesa Antonio Logli punta a revisione processo
Di tutt’altro parere le parti civili che smentiscono categoricamente il desiderio di Roberta Ragusa di andarsene: “Non avrebbe mai lasciato i suoi figli”, sostengono, come riferisce La Nazione. La mancanza del corpo della donna è stata commentata dall’associazione Penelope, che ha seguito le cugine di Roberta: “Un dolore”, ha commentato il presidente ed avvocato Nicodemo Gentile, “Non possono piangere neppure sulla sua sepoltura”. Per la Cassazione proprio la mancanza del corpo “rafforza l’ipotesi accusatoria dell’omicidio per mano dell’imputato”.
Il lavoro del collegio difensivo, intanto, prosegue senza sosta. Tra i materiali dissequestrati dalla procura c’è anche il giubbotto di Antonio Logli indossato la sera della scomparsa della moglie e sul quale adesso saranno fatti degli approfondimenti con l’aiuto di una genetista. Proprio tali verifiche, scrive ancora il quotidiano toscano, starebbero portando ad un ritardo nel deposito dell’istanza di revisione. Adesso sarà la corte d’appello di Genova a valutare tutti gli elementi portati dalla nuova difesa di Logli. A quelli elencati si aggiungerebbe poi una ulteriore testimonianza di un secondo detenuto che andrebbe anche lui a screditare il giostraio. Loris Gozi, di contro, continua a ribadire con forza la sua versione dei fatti: “Ho detto la verità”