Roberto Mancini racconta la battaglia di Gianluca Vialli e Sinisa Mihajlovic contro la malattia dal suo punto di vista, quella di un amico che è sempre al fianco dei due “guerrieri”. Comincia con Vialli, spiegando che insieme hanno parlato diverse volte della malattia, il tumore al pancreas, soprattutto all’inizio. Poi è arrivato un momento in cui sentivano il bisogno di sdrammatizzare: «Sentivo di avere il compito non solo di stargli vicino, ma di dargli un po’ di sollievo. Ora per fortuna sta meglio, sia fisicamente sia come umore», dichiara al Corriere della Sera. Il ct della Nazionale di recente ha visto Mihajlovic, che lo scorso settembre ha annunciato di avere la leucemia: «Sta meglio. Certo il percorso è lungo e faticoso». Queste due esperienze gli hanno dato una grande lezione: «Che Luca e Sinisa fossero forti l’ho sempre saputo, li conosco troppo bene. Mi hanno insegnato che bisogna godersi la vita, essere persone positive perché tutto può cambiare dalla sera alla mattina, com’è successo a loro».
ROBERTO MANCINI E LA FEDE “SONO CREDENTE”
Roberto Mancini ha parlato anche del suo rapporto con la fede al Corriere della Sera: «Sono credente, cattolico. Frequento la messa con costanza come tutte le persone che hanno fede». Più volte è stato a Medjugorje, un’esperienza molto intensa per lui: «Ho conosciuto i volontari, ho parlato con loro. Sono stati giorni emotivamente molto intensi e sereni». Tra l’altro lui ha cominciato a giocare in orario, che era vicino a casa sua: quindi mangiava e correva subito lì. Praticamente Roberto Mancini rincorre il pallone da sempre, da quando aveva 5-6 anni. Ora però non gioca più, ma allena ed è alla guida della Nazionale del suo Paese, uno dei traguardi più importanti per chi decide di allenare. Da ct l’ha portata dal 21° posto nel ranking Fifa al 13°, con un bilancio di 10 vittorie su altrettante partite. «Il segreto è aver trovato ragazzi giovani che volevano costruire qualcosa di speciale riportando la Nazionale al posto che le spetta». Infine, una battuta su Mario Balotelli, al centro tra l’altro di un altro caso: «Ritorno in nazionale? Dipende solo da Mario e questo vale per lui come per tutti gli altri giocatori. Diciamo che deve fare un po’ di più di quello che ha fatto fino ad oggi, questo è certo».