Una presenza costante, ancora oggi a oltre quarant’anni dalla sua scomparsa, ma pure ingombrante per via di quel cognome che ha segnato una intera saga famigliare: è in questo modo che Alessandro Rossellini, primo nipote dell’indimenticato Roberto, parla del nonno e presenta il documentario “The Rossellinis”, presentato ufficialmente al Festival del Cinema di Venezia e in prima tv questa sera su Rai 3. Ma chi era davvero il regista capitolino morto nel 1977 e considerato unanimemente non solo il nume tutelare del cinema Neorealista ma tout court uno dei padri nobili della cinematografia moderna?
Il ritratto che emerge dal docu-film firmato da Rossellini jr, alla sua prima prova dietro la macchina da presa e dopo che in passato aveva avuto dei problemi di tossicodipendenza che non ha mai nascosto anche per averli brillantemente superati, non è solo quello di un gigante che ha portato Cinecittà in tutto il mondo (“Paisà”, “Roma città aperta”, Germania anno zero”, per citare solo tre opere…) ma anche il capostipite di una famiglia orgogliosamente multietnica ed allargata, restia ai conformismi dell’epoca proprio sull’esempio di Roberto, pluripremiato in tutti i principali festival cinematografici e solo candidato all’Oscar. “Con il titolo del film ho voluto prendere in giro un cognome che per me è stato sempre molto ingombrante” ha raccontato il regista di “The Rossellinis”, nome che evoca altre grandi ‘saghe’ finzionali apparse sul grande e piccolo schermo negli ultimi anni.
ROBERTO ROSSELLINI, “NONNO INGOMBRANTE MA ANTICONFORMISTA PER L’EPOCA PERCHE’…”
Insomma, un genio non solo sul set cinematografico, oltre che come produttore e sceneggiatore, ma a suo modo un innovatore pure nella vita privata: “Un padre spiccatamente anticonformista” si legge nella presentazione del film del nipote di Rossellini, che aveva “scandalizzato la rigida morale degli Anni Cinquanta”: infatti Roberto non è solo un totem per tutti i cinefili ma, come ha raccontato il regista del documentario, “un personaggio ben noto anche per la sua vita privata, parecchio avventurosa…” continua Alessandro con un eufemismo, accennando al suo carisma che contribuì a creare attorno alla sua famiglia, agli amori e a tutto ciò che faceva un vero e proprio “circo mediatico”.
In filigrana, e come spiegato anche nel corso di diverse interviste concesse dopo la presentazione della sua opera prima, Alessandro Rossellini ha ammesso che il peso di questa eredità abbia influito pure sulla sua vita: allora questo lavoro diventa l’occasione non solo per far emergere un Rossellini senior più privato ma anche per compiere una forma di terapia scavando a fondo nei ricordi di famiglia, alla ricerca di una verità e coinvolgendo anche le zie Ingrid Bergman e Isabella. “Grazie a mio nonno siamo tutti persone molto libere” ha aggiunto Alessandro, secondo il quale questo modello quasi archetipico influenza ancora oggi le scelte personali, artistiche e anche ideologiche di tutti gli eredi di Roberto.