Rocco Siffredi nell’occhio del ciclone per le gravissime accuse che diverse attrici, attraverso i microfoni del programma Le Iene, gli muovono in merito a presunti abusi e violenze dentro e fuori dal set. Roberta Rei, inviata della trasmissione, ha raccolto le loro testimonianze e la replica dello stesso ex attore hard, oggi produttore numero uno nel settore con base a Budapest, non si è fatta attendere.
Nel corso del servizio proposto dal format, alcune donne hanno parlato di presunti stupri subiti davanti alle telecamere e non solo. L’immagine di Rocco Siffredi viene completamente stravolta dal loro racconto, tra lacrime e paura. Secondo quanto riferito, avrebbero subito condotte terribili e atti sessuali violenti nonostante il ‘no’ espresso più volte. Davanti al tema del consenso nel mondo dei film per adulti, Rocco Siffredi ha espresso la sua opinione dicendosi totalmente estraneo alle contestazioni che oggi mettono in discussione decenni della sua carriera.
Rocco Siffredi risponde alle accuse di stupro: “Tutta invidia, io un capro espiatorio”
Stando alla versione di Rocco Siffredi, le attrici che oggi lo accusano sarebbero mosse da “invidia” nei suoi confronti alla luce dei successi e dell’impero costruiti durante la sua lunga carriera nel mondo del porno. Una versione, quella dell’ex attore e oggi produttore hard, secondo la quale lui sarebbe vittima di una “congiura”, un “capro espiatorio” contro cui riversare le frustrazioni per i presunti flop professionali a cui sarebbero andate incontro durante il loro percorso nel settore.
“È un uomo violento“, ha dichiarato una delle donne che hanno lavorato con lui sul set sottolineando di aver subito violenze reiterate prima di riuscire ad uscire dal “sistema”. “Ora passo per stupratore? Come è possibile che in decenni di carriera nessuno si sia accorto di una cosa simile? Non ho mai violentato una ragazza – la replica di Rocco Siffredi a Le Iene –. Sono stato l’attore hard più premiato della storia (…). Forse in qualche scena avrei potuto chiudere prima, fermarmi prima, provarci di meno, c’era meno attenzione sul mondo del consenso in generale…“.