È ancora sotto choc, non potrebbe essere altrimenti per Tommaso Coerezza. Due giorni fa a Roma è stato aggredito da un giovane messicano che gli ha strappato a morsi il lobo dell’orecchio. Una scena cruenta, anche quella che si sono ritrovati i carabinieri del comando di piazza Venezia, che hanno fermato il 20enne con la bocca ancora sporca di sangue. “Ho visto quell’uomo con il pezzo del mio orecchio in bocca: mi aveva staccato un pezzo di orecchio sinistro”, dice ancora incredulo il 19enne, frastornato anche dai farmaci.
Ne parla a Repubblica, fornendo la stessa ricostruzione che i carabinieri hanno riferito in tribunale. Invece la versione dell’imputato sull’orecchio strappato a morsi è differente: “Mi hanno aggredito in tre, mi trattenevano. Per difendermi potevo solo dargli un morso”. La versione di Elizondo Tavalera, però, non ha convinto i giudici, che lo hanno condannato a 3 anni e cinque mesi di carcere. Ma non andrà in cella. “Potete proseguire il viaggio”, ha comunicato il legale alla famiglia messicana. Quindi, non ci saranno altri intoppi per le loro vacanze italiane.
“NON HANNO POTUTO ATTACCARE PEZZO ORECCHIO”
“Se torna in Messico come farò ad avere il risarcimento?”, si chiede Tommaso Coerezza. Peraltro, le ferite lo accompagneranno per sempre. “È stato bruttissimo quando il chirurgo dell’ospedale San Camillo mi ha detto che non poteva fare nulla”. Il 19enne di Roma ha spiegato a Repubblica che il frammento che il giovane messicano gli ha strappato a morsi dall’orecchio “si è perso per strada”, quindi “non hanno potuto attaccarlo”. Una notte da incubo per lui, impossibile da dimenticare. “Quel ragazzo è un animale, noi non avevamo neanche bevuto perché sto prendendo dei farmaci per lo stomaco”. Tutto è successo fuori dal pub Scholars lounge irish di via del Plebiscito, non lontano da palazzo Grazioli.
Il ragazzo messicano che ha strappato l’orecchio a morsi ha urtato contro la macchina su cui viaggiava la vittima. “Ho leggermente sbattuto sull’auto”, si è difeso il messicano. Invece Tommaso Coereza ha replicato: “Era ubriaco e infastidiva tutti, gli ho domandato ‘Cosa hai fatto?’ Improvvisamente è venuto verso di me, mi ha avvinghiato e in una frazione di secondo mi ha addentato l’orecchio”. E mentre ricostruisce tutto, rievoca le urla dell’aggressore: “I’m a mexican boy”. Infatti, tornerà in Messico senza scontare un giorno di carcere e rendendo impervia la strada per il risarcimento.