È polemica sul Roma Pride: gli attivisti pro-Pal insorgono per la scelta di usare Starbucks come sponsor, azienda che sosterrebbe Israele
A due passi dall’inizio del Roma Pride, che si terrà nella giornata di domani, sabato 14 giugno, tra le vie della Capitale, è scoppiata una vera e propria polemica attorno agli sponsor scelti dagli organizzatori per rendere finanziariamente possibile la parata: in particolare, l’ira del web sembra essere concentrata attorno alla scelta di rendere “basic sponsor” il noto marchio di caffè americano Starbucks, da qualche anno approdato anche in Italia (peraltro con scarsi successi commerciali).
Il via alle polemiche sarebbe stato il recente post condiviso dagli organizzatori del Roma Pride sul profilo Instagram ufficiale dell’evento, nel quale hanno annunciato che, tra i numerosi sponsor, ci sarà anche Starbucks: nell’arco di pochi minuti i sostenitori della causa pro-Pal e i membri della comunità LGBTQIA+ hanno fatto muro, lamentando il fatto che l’azienda, secondo la nota app “No Thanks”, supporterebbe Israele e, di conseguenza, la sua guerra a Gaza.
Guardando proprio all’app “No Thanks” – che altro non è se non un elenco di aziende che supportano a vario titolo Israele, con l’invito a boicottarle –, nella sezione dedicata a Starbucks viene riportato che il fondatore Howard Schultz sarebbe un “fedele sionista” colpevole di aver investito nell’economia israeliana, citando in particolare qualcosa come “1,7 miliardi di dollari” investiti nella startup Wiz, che si occupa di “cybersicurezza”.

La denuncia sul Roma Pride: “Si professa contro la guerra a Gaza e prende soldi da Starbucks”
A dare ampio risalto mediatico alla polemica ci ha poi pensato l’influencer Guglielmo Scilla (un tempo noto soprattutto con il nick “Willwoosh” sul web, in particolare su YouTube), che ha condiviso una storia – poi trasformata in un post ancora recuperabile – in cui ha ricordato che nel manifesto gli organizzatori del Roma Pride si professano “contro ogni forma di guerra ed oppressione, condannano la strage a Gaza da parte del governo israeliano e chiedono il cessate il fuoco, rifiutando la strumentalizzazione dei simboli LGBTQIA+ come strumenti di propaganda bellica”.
In tal senso, secondo Scilla sarebbe del tutto ingiustificabile che Roma Pride abbia scelto “uno dei brand peggiori” rispetto al supporto a Israele, dicendosi “veramente amareggiato“: il post, ricorda, ha attirato i commenti di “decine di persone obiettivamente scosse da questa dichiarazione” che chiedevano chiarimenti, ma gli organizzatori della parata avrebbero, in tutta risposta, deciso di “disattivare i commenti” con un atteggiamento che, a suo dire, sarebbe “antidemocratico e contrario a tutto ciò che è il pride“.
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Lo strano caso di Guglielmo Scilla: contro Starbucks, ma non Sephora, Calvè e Ferrero
Insomma, nel mezzo delle polemiche – peraltro generatesi a solo un paio di giorni dall’effettivo Roma Pride – gli organizzatori dell’evento hanno deciso di evitare ed ignorare le critiche, mettendole di fatto a tacere; e nel frattempo il sito MowMag ha scoperto alcuni retroscena interessanti sullo stesso Guglielmo Scilla, paladino di questa battaglia contro il noto marchio di caffè: scoperte fatte, peraltro, scorrendo semplicemente il suo profilo.
Solo pochissimi giorni fa, infatti, Scilla ha pubblicato un post sponsorizzato sostenuto dall’azienda Sephora, che sull’app “No Thanks” è indicata tra quelle da boicottare, ironicamente perché il CEO di LMVH (che possiede il marchio di cosmetici) avrebbe investito, esattamente come il collega di Starbucks, sulla startup Wiz; mentre poco sotto ci sono anche post sponsorizzati in collaborazione con Calvè e Ferrero, inserite anch’esse nella lista delle aziende da boicottare.
La replica di Starbucks Italia
Da parte sua Starbucks Italia fa sapere di aver sempre sostenuto con orgoglio il Pride di Milano sin dal suo arrivo in Italia e quest’anno sostiene anche il Pride di Roma. “La nostra partecipazione riflette il nostro impegno concreto a favore della comunità LGBTQIA2+ in Italia e in tutto il mondo”, è la posizione dell’azienda, che nota una “diffusione di disinformazione sulla nostra posizione riguardo al conflitto in Israele e a Gaza”. Anche per questo motivo l’invito è quello di consultare Starbucks for the Record, dove vengono fornite informazioni fattuali sulle posizioni di Starbucks in relazione a diversi argomenti tra cui anche la guerra in corso a Gaza.