VIA POMA/ Giudici in camera di consiglio. Il legale di Busco contro Paola Cesaroni a Matrix
I giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Roma sono riuniti in camera di consiglio, sentenza in giornata. Busco rimane in aula. E i suo legale attacca la sorella di Simonetta Cesaroni, ieri ospite a Matrix.

I giudici della terza sezione della Corte d’Assise di Roma sono riuniti in camera di consiglio per emanare la sentenza sull’omicidio di Via Poma. Raniero Busco – l’allora fidanzato della vittima, Simonetta Cesaroni – non ha voluto lasciare l’aula bunker del tribunale: aspetterà lì il verdetto, insieme alla moglie e ad alcuni familiari. Intanto però il suo legale attacca la sorella di Simonetta, Paola Cesaroni, che ieri sera ha interrotto un lungo silenzio intervenendo alla trasmissione di Canale5 Matrix.
Paolo Loria, uno dei legali di Busco, ha concluso il suo intervento in difesa dell’imputato criticando l’atteggiamento della famiglia Cesaroni: «Siamo stati accusati di aver usato i media. Ma noi ogni volta che siamo andati in una trasmissione televisiva non abbiamo mai parlato in modo troppo approfondito del processo. Ieri sera invece i legali di parte civile e un consulente del pubblico ministero hanno svolto una seconda requisitoria nei confronti di Busco e questo a meno di dodici ore dalla camera di consiglio».
E lo stesso Busco è intervenuto a difesa della propria estraneità ai fatti: «So di non aver fatto nulla».
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«Ho fiducia nella giustizia e per questo devo essere ottimista – ha detto Busco stamattina –. Altrimenti è finita». L’imputato e la moglie Roberta Milletari hanno intenzione di rimanere nell’aula bunker ad attendere la sentenza, nonostante gli avvocati non siano d’accordo. «Tanto oggi – ha spiegato la signora ai giornalisti – qualsiasi posto sulla terra non è il nostro. Se la giustizia sbaglia chi paga? Se per errore una persona viene processata e poi viene assolta che risarcimento c’è?».
Per l’omicidio, compiuto nell’agosto del 1990, l’accusa ha chiesto per Busco la condanna all’ergastolo. La difesa protesta l’estraneità dell’uomo alla vicenda. Ieri sera Paola Cesaroni aveva ripetuto le accuse contro l’ex fidanzato della sorella: «Alla fine – devo dire – il sangue sulla porta all’interno dell’ufficio è il suo (di Busco, ndr), c’è la saliva, c’è il morso, le tracce lì dentro. Non ci doveva essere niente lì dentro di quella persona e invece degli elementi ci sono, e sono molto importanti».
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