Roma. Tempo di conti che non tornano al Comune di Roma. L’assemblea capitolina ha approvato la variazione del bilancio presentata il 9 luglio scorso e, con 21 voti a favore, 6 contrari e 8 astenuti, la delibera numero 111 è passata. Si tratta di una manovra da 36, 8 milioni di euro.
La “manovrina” serve a riequilibrare un buco da 7 milioni di euro di minori entrate dovute alla contrazione di alcuni trasferimenti statali e 29 milioni di maggiori spese. Per ritornare in pareggio si farà fronte al ‘buco’ con 20 milioni di storni derivanti da miglioramenti della macchina amministrativa tra i quali: 4 milioni saranno risparmiati su pensionamenti non avvenuti e aumenti di retribuzione e dirigenti non corrisposti per mancato raggiungimento degli obiettivi; 2,650 mln sono stati risparmiati per le spese di pulizia dei locali comunali, 1,5 su costi telefonici e telematici mentre 2,8 sono il primo effetto della centrale unica degli acquisti. Altri 13 milioni arrivano da maggiori contravvenzioni emesse e 3 milioni dal recupero dell’Ici sulle seconde case non ancora corrisposta e sui locali commerciali.
Tradotto: più multe per ripianare il bilancio del Comune e meno servizi al cittadino. Certo, si dirà: è colpa dei trasferimenti agli enti locali che il governo centrale ha tagliato con l’accetta. Vero. Ma rimane invariato il tema, capitolino come nazionale, di un risanamento che non avvia e non avvierà per il momento la crescita.
La città è un polmone, ha bisogno di essere ossigenata. Ma Roma sembra sempre più una steppa, un deserto texano attraversato da nuovi fenomeni di criminalità e una quantità di riciclaggio di denaro sporco dalla malavita che i Procuratori antimafia definiscono “colossale”. Azzardiamo, poi, un’ulteriore previsione: ovvero che la manovra approvata due giorni fa non basterà. Servono altri soldi per lo sviluppo e per l’atrofizzazione dei servizi e delle periferie. Per non parlare dei costi straordinari che potranno derivare da possibili variazioni ai piani di urbanistica già in cantiere.
Insomma, sembra che il micro e il macro tornino a coincidere, con uno stallo preoccupante per chi è alla ricerca di nuove iniziative per la crescita. A disturbare il quadro, non roseo, del bilancio c’è – guarda un po’, esattamente come a livello nazionale – l’instabilità politica della Giunta. Nessuno scossone o ribaltone in vista, ma il crescente vocìo che vorrebbe il Sindaco Alemanno impegnarsi sempre più a livello nazionale, magari per rilanciare quel progetto di partito dei moderati che vedrebbe coinvolto lo stato maggiore del PDL che riuscirà a sopravvivere alle macerie e allo smottamento. In caso di elezioni anticipate in primavera, si sente dire, il Sindaco potrebbe decidere di mollare la poltrona da primo cittadino e dare una mano a Via dell’Umiltà.