«Una proposta forte, fatta di bellezza, per cui valga la pena mettere in gioco la propria vita». È solo così che il mondo dell’associazionismo può attirare nuove persone nuove energie. Cristian Carrara è stato eletto da due settimane nuovo presidente delle Acli della provincia di Roma. Ci siamo fatti raccontare i suoi primi giorni di lavoro, spesi in buona parte ad affrontare l’emergenza Rom. «I cittadini vivono con paura la presenza dei nomadi, ma do loro sanno davvero poco», ci spiega l’ex direttore della Fondazione Achille Grandi. «Serve una campagna di sensibilizzazione, senza edulcorare il problema ma senza drammatizzarlo». E poi le priorità per il futuro: bonus affitti per le giovani coppie e un aiuto concreto all’occupazione giovanile.
Un momento impegnativo per diventare presidente delle Acli di Roma…
«Sì, soprattutto perché è successo tutto rapidamente: la mia elezione è stata la conseguenza della scelta di Gianluigi De Palo di fare l’assessore, e in pochi giorni mi sono trovato a dover prendere in mano una macchina già in corsa. È stato un continuo di incontri organizzativi…».
Si sarà parlato molto della questione Rom, giusto?
«La mia elezione è avvenuta proprio in mezzo alla tragica vicenda dei quattro bambini morti, che ha fatto tornare a galla l’annoso problema dei campi nomadi. Noi siediamo al tavolo di gestione del Comune di Roma sulla questione nomadi e al tavolo tecnico di associazioni che cercano di elaborare strategie per risolvere la questione. Posto il coinvolgimento emotivo di tutti in questa tragedia, però, ho chiesto di evitare di strumentalizzarla per rispetto delle persone coinvolte. È una questione davvero complessa: innanzitutto i nomadi non sono tutti uguali, ma vengono da storie e culture diverse. Sarebbe un errore guardare ai nomadi come ad un’unica entità monolitica, hanno al loro interno realtà molto diverse. Allo stesso tempo c’è bisogno di accelerare sul piano nomadi: si deve trovare una risposta nel più breve tempo possibile, occupandosi di migliorare già da oggi le condizioni in cui si trovano a vivere».
Le Acli hanno avanzato proposte specifiche?
«Facendo parte del tavolo sui nomadi stiamo cercando di dare il nostro contributo sulle scelte che si stanno prendendo. Mi sono permesso di lanciare una proposta: la difficoltà della popolazione ad accettare la costruzione di campi nomadi nei loro quartieri sottende una difficoltà di capire il fenomeno nomadi, anche da un punto di vista culturale. Ci sarebbe bisogno di una grande campagna di sensibilizzazione su chi sono i nomadi: nell’immaginario collettivo vengono immaginati come ladri, che può essere vero per una parte di loro ma certo non per tutti. Si dovrebbe far conoscere la realtà del fenomeno ai cittadini, che vivono la presenza dei Rom con paura. Senza edulcorare il problema e senza drammatizzarlo, distinguendo tra gli episodi di violenza e le parti sane della comunità».
Che tipo di interventi di sensibilizzazione?
«Io partirei dalle parrocchie, è un problema che coinvolge da vicino la nostra comunità cristiana. Si può iniziare dalle cose più semplici, come lezioni nelle scuole e quant’altro. L’obiettivo rimane far conoscere questo mondo e c’è un solo modo per farlo: il contatto personale. La conoscenza si trasferisce da una persona all’altra; si potrebbero fare anche manifesti e volantini, ma senza un’opera educativa servirebbero a poco. Solo un lavoro di educazione può aiutare ad evitare le strumentalizzazioni e a fare di ogni erba un fascio».
Quali altre priorità hanno posto le Acli all’amministrazione?
BONUS AFFITTI E OCCUPAZIONE GIOVANILE, CONTINUA A LEGGERE L’INTERVISTA A CRISTIAN CARRARA CLICCANDO SULLA FRECCIA
«Lavoriamo da anni ai temi della famiglia, soprattutto delle giovani coppie. Ci occupiamo in particolare del problema degli affitti: sappiamo che Roma è una delle città più care da questo punto di vista. È un problema che va affrontato per accompagnare le giovani famiglie in un momento cruciale della loro vita. Parlo di aiuti sia per chi vuole comprare casa, con mutui agevolati, sia per chi vive in affitto.
«Allo stesso tempo bisogna affrontare il problema dell’occupazione giovanile ed è evidente che su Roma la questione è particolarmente calda. Non si tratta di fare la guerra tra contratto a tempo indeterminato e flessibilità: quest’ultima può essere un’opportunità se gestita in maniera solidale e sussidiaria. Si tratta di porre al centro il tema dei giovani come risorsa, non solo come un peso. Da tempo ci occupiamo dei giovani d’eccellenza che escono dalle università: sarebbe bello che restassero il più a lungo possibile a Roma. Ma bisogna pensare anche ai giovani che entrano nel mondo del lavoro senza aver studiato e che hanno bisogno di tutele: non parlo necessariamente di un contratto a vita, ma di un insieme di garanzie che permetta al giovane di pensarsi in un futuro e in un futuro di famiglia».
Buono affitti, mutui agevolati: sono politiche costose. In un periodo come questo parlare di spesa può essere un tabù…
«In un periodo in cui le risorse non ci sono bisogna fare delle scelte, fissare le priorità. Se la famiglia diventa la priorità di un Comune, si sceglie di investire le poche risorse che ci sono in politiche per la famiglia. Tenendo presente che le famiglie sono un ammortizzatore sociale ma anche un motore dello sviluppo. Non parliamo di politiche assistenziali, ma di misure che mettono in moto meccanismi economici utili a tutta la città. Una famiglia che riesce ad uscire la sera per andare al cinema, mentre prima non ci riusciva, è una famiglia che porta sviluppo».
Come presidente si è appena insediato, ma il mondo dell’associazionismo lo conosce bene. La crisi associativa di cui si parla è reale?
«I numeri degli iscritti alle Acli sono aumentati, ma in generale c’è stato un calo. Però non mi spaventerei: a questa diminuzione numerica può corrispondere una maggiore consapevolezza. Il volontariato rimane una delle caratteristiche tipiche dell’italianità. Siamo nel clima dei festaggiamenti per l’Unità d’Italia e una delle cose più belle che unisce questo Paese è proprio il proliferare di associazioni di volontariato di ogni tipo. La consapevolezza del fare volontariato parte da una concezione della società, per cui il cittadino volontariamente dona parte del proprio tempo. Il punto è essere in grado di fare una proposta forte, fatta di bellezza, per cui valga la pena mettere in gioco la propria vita».
(Lorenzo Biondi)