È sfida aperta fra il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Terreno di scontro è il decreto Milleproroghe su cui il governo ha chiesto il voto di fiducia alla Camera, previsto per domani. Il sindaco di Roma riesce a sventare – mettendo in piedi una sollevazione popolare – il blitz dei milanesi con il plauso di Tremonti, che intendeva trasferire tutti gli uffici della Consob nella città della Madonnina? Allora Tremonti fa saltare il cosiddetto “emendamento Alemanno” (sempre al Milleproroghe) che su impulso del vicesindaco di Roma nonché senatore, Mauro Cutrufo, allargava il numero di consiglieri e assessori dei Comuni con più di un milione di abitanti.
Il pretesto o la ragione sarebbe stato quello di allargare alle donne. Ma non sarebbe stata marginale la possibilità di aprire la maggioranza della giunta capitolina alla Destra di Francesco Storace (prodromo di un ingresso anche nel governo nazionale). Ma, intanto, la norma è sparita dopo il richiamo del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Alemanno, che nei giorni degli Stati generali sta vivendo una sorta di riscossa politica dopo tante amarezze, adesso minimizza e dice che l’accordo politico è salvo e l’allargamento si farà, magari in un altro provvedimento. Ma che il clima non sia dei più rosei testimoniato da chi ha partecipato agli Stati generali della città di Roma, allestiti nel Palazzo dei Congressi. Lì il sindaco di Roma e il presidente della regione Lazio, Renata Polverini, hanno parlato per venti minuti con il ministro dell’Economia, testimone diretto il premier Silvio Berlusconi.
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Alemanno è ancora alle prese con i problemi di bilancio del Campidoglio. Ma il punto è che Tremonti alla fine si è lasciato scappare: «Ho molto apprezzato che sia stato ripristinato il testo del Milleproroghe di luglio, dove c’era scritto che il numero di consiglieri e assessori si sarebbe ridotto abbassando un po’ i costi della politica». Una sfida che Alemanno non ha esitato a raccogliere: «Ma non è finita qui», ha risposto il sindaco di Roma.
Dal Milleproroghe, oltre alla norma su consiglieri e assessori, è sparita anche quella sugli immobili acquisiti tramite esproprio al patrimonio di Roma Capitale. Col decreto si prorogava fino alla fine del 2012 la sospensione delle norme che regolano la restituzione degli immobili espropriati ai loro ex proprietari. Per ora il primo cittadino della Capitale è riuscito a scucire 500 milioni di euro per sanare il bilancio avuto in eredità dai suoi predecessori. Dovrebbe restituirli a poco a poco mediante la creazione di un fondo immobiliare, ma finora non è stato fatto nulla e il Milleproroghe si rassegna già a iscrivere questa mega-cifra nel bilancio dello Stato. Chi ha avuto ha avuto.
(Corinna F. Dora)