Appuntamento stasera alle 21 al Teatro Cassia di Roma per la prima de “I segreti dell’anima”, progetto teatrale di e con Vincenzo Bocciarelli. A dividere con lui il palcoscenico, l’attrice Emanuela Tittocchia. Replica domani, domenica 18, sempre al Cassia, poi si parte per una tournée nelle principali città italiane. Teatro, riflessione, spettacolo: difficile classificare il lavoro di Bocciarelli, forse la definizione migliore è quella di “progetto scenico”. Prendendo in prestito parole e musiche di grandi autori, l’artista affronta i misteri più profondi dell’esistenza umana – il senso dell’amicizia, dell’amore, della morte, della vita – con la suggestione delle note del pianoforte suonato dal maestro Antonio Nasca, delle evoluzioni della danzatrice-attrice Sunty Del Pomo, dei costumi di Conny Caracciolo, delle opere, proettate in ologramma, della pittrice Anastasia Kurakina. Un lavoro molto particolare, quindi, accolto con grande entusiasmo dal direttore artistico del Teatro Cassia, Sonia Costantini e di cui parliamo proprio con l’autore e protagonista.
Bocciarelli, ci descrive “I segreti dell’anima”?
Posso dire che “I segreti dell’anima” è un progetto che continua un iter teatrale che ho seguito in questi anni, cercando sempre di associare parola, musica e danza. Ho portato avanti un recital di poesie (“Per ricordare insieme il viaggio nella poesia italiana”) e ho parlato anche, ispirandomi ad avvenimenti successi in Bosnia, nelle terre dell’ex Jugoslavia. E sono stato in tournée nella stagione 2004-2005 proprio in questa zona, con i teatri esauriti, trovando un’accoglienza trionfale. È stata un’esperienza bellissima.
Come ha ideato l’allestimento de “I segreti dell’anima”?
Ho voluto appunto associare tutte queste arti espressive – poesia, musica, danza – cercando un punto denominatore che le unisse. Ho fatto un po’ quello che concettualmente avevo dentro di me. Certo non è stato semplice mettere in scena questo spettacolo, non è stato facile soprattutto riproporre un tipo di teatro non tradizionale, che non fosse ad esempio un’opera di Goldoni, ma l’ho fatto molto volentieri.
Facciamo un passo indietro: come è stato il lavoro di scrittura?
Ho dovuto tagliare, ridurre il testo, lavorarci molto per renderlo accessibile al pubblico, per facilitarne la comprensione… Anche questo lavoro non è stato semplice, ma devo dire che mi è piaciuto molto farlo.
Perché ha scelto di parlare di temi così importanti dell’esistenza umana e di metterli in scena e legarli agli elementi cosmici?
Ho voluto legare questi temi a elementi cosmici, per dare loro ancora più forza. Quello dell’amicizia connesso con l’aria, quello del senso dell’amore legato con l’elemento fuoco. Ho ripreso anche “La preghiera alla Vergine” della Divina Commedia di Dante. Ho associato l’elemento della morte a quello della terra. Ho enunciato “L’ombra di Polidoro” di Euripide. Ho associato poi il senso della vita all’acqua. Ho reso omaggio in questo spettacolo a grandi personaggi come Strehler, il mio maestro, Monica Vitti, Totò. Ho cercato di rendere piacevole uno spettacolo teatrale, certo non conforme alla norma e lontano dagli stereotipi normali.
Sul palcoscenico ci sarà l’attrice Emanuela Tittocchia, qual è il suo ruolo?
Emanuela l’ho inserita nella parte dedicata al senso della vita approfittando della sua bravura, della sua grande tecnica espressiva. Non escludo in futuro di poterla inserire in altri spazi di questo progetto, che potrei anche modificare, su cui potrei ancora lavorarci con la sperimentazione, cosa che fa parte del mio carattere di attore, di artista.
E quanto sono importanti la musica del Maestro Antonio Nasca e le evoluzioni della danzatrice-attrice Sunty Del Pomo?
Tantissimo, proprio perché “I segreti dell’anima” è un progetto pensato in cinque spazi – musicale, della danza, della parte recitativa, dei costumi, dell’oleogramma – sempre in sintonia con quel rapporto tra musica, poesia e danza che mi piace fino in fondo.
Sembra rilevante quindi anche la parte affidata ai costumi di Conny Caracciolo e le opere in oleogramma della pittrice Anastasia Kurakina…
Sì, sono un’altra parte importante di questo progetto teatrale perché tutto deve concorrere assieme per realizzare questa speciale rappresentazione scenica, che vuole associare diversi elementi dell’espressività creativa.
Qual è il messaggio “esistenziale” che vuole esprimere attraverso questo spettacolo?
Innanzitutto, d’andare a fondo delle domande dell’uomo senza però dover dare sempre risposta a tutto. Bisogna avere il coraggio di lasciare sospese queste domande e rimanere lì con questi interrogativi. Poi ho voluto mettere in evidenza il valore della bellezza, una bellezza non vista solo nel suo aspetto fisico, ma anche in quello interiore, vista insomma secondo tutte le sue valenze.
Debutta al Teatro Cassia, poi sarete in tournée in diverse città italiane.
Partiamo da un teatro importante di Roma, dove speriamo di riscuotere un buon successo di pubblico, poi è in programma una tournée tutta italiana. In cantiere anche una internazionale, speriamo di riuscire a realizzarla. Tra le mete probabili, la Cina e l’India, dove ho già fatto esperienza come attore a Bollywood.
(Franco Vittadini)