Rischio bancarotta per il Comune di Roma, che potrebbe addirittura lasciare senza busta paga i 26mila dipendenti a partire dal prossimo novembre. Il sindaco Gianni Alemanno accusa la Regione e il governo, in quanto “Roma Capitale vanta crediti nei confronti della Pisana pari a un miliardo e 450milioni e ha anticipato 1,3 miliardi alla gestione commissariale per far fronte agli impegni coi fornitori. Uno stato di cose che sta mettendo a rischio la stessa liquidità ordinaria del Comune”. A essere in discussione sono anche i trasferimenti del Comune ai municipi, che minacciano: “Così saremo costretti a chiudere”. IlSussidiario.net ha intervistato Gianluigi Bizioli, professore di Diritto tributario ed esperto di federalismo fiscale dell’Università di Bergamo.
I problemi di bilancio di Roma rappresentano un caso particolare, o sono un indicatore della situazione di tutti i Comuni italiani?
Entrambe le cose. Roma, in qualità di Capitale, ha una situazione del tutto peculiare rispetto agli altri Comuni con i quali non può essere paragonata. Non a caso esiste un ordinamento specifico per Roma Capitale, che non riguarda solo l’aspetto finanziario, ma il governo del Comune e le funzioni che gli sono attribuite. D’altra parte Roma, al pari di tutti gli altri Comuni d’Italia, soffre per i tagli ai trasferimenti che sono intervenuti nel 2010 e nel 2011 e che interverranno nel 2012. Non dimentichiamoci che nel 2011 i Comuni della Penisola hanno sofferto complessivamente un taglio di 2 miliardi di euro. Per compensarlo occorre ridurre la spesa o cercare nuove entrate, e da questo punto di vista Roma soffre dunque al pari degli altri Comuni. Sotto il profilo delle entrate tributarie, il Campidoglio inoltre non può fare molto perché le sue imposte sono già ai livelli massimi fissati dallo Stato.
Per quale motivo Roma, pur avendo le aliquote massime, ha un bilancio più dissestato di quello di Milano che fino a un anno fa aveva le aliquote minime?
E’ una questione di gestione della spesa, e non invece delle entrate. La gestione della spesa del Comune di Milano è stata in questi anni più virtuosa di quella di Roma. Non dimentichiamoci però che Roma, essendo la Capitale, ha dei problemi diversi rispetto a quelli delle altre città, essendo unica nel suo genere.
Quali sono gli aggravi di spesa che deve affrontare Roma per il fatto di essere la Capitale?
Quelli legati alla gestione dei flussi turistici, delle opere pubbliche e del patrimonio culturale che non sono paragonabili a quelli di nessuna altra città. Per non parlare della presenza di tutti gli organi costituzionali della Repubblica italiana. Tutti questi fattori, legati al suo patrimonio storico e al fatto di essere il centro della vita politica del Paese, possono comportare delle spese che non si ritrovano in altre realtà.
Per quale motivo l’introduzione dell’Imu non è riuscita a compensare queste spese?
Perché l’introduzione dell’Imu non ha aggiunto un solo euro alle risorse dei Comuni. Il 50% dell’Imu sulla seconda casa viene infatti trasferito allo Stato. Fino al 2011 non esisteva l’Ici sulla prima casa, ma tutta l’Imposta Comunale sugli Immobili relativa alla seconda casa andava ai Comuni. L’Imu sulla prima casa compensa dunque il 50% dell’Imu sulla seconda casa trasferito allo Stato, e la conseguenza è che per i Comuni il varo dell’Imu è stato sostanzialmente a costo zero. La maggiore imposta è stata infatti destinata alle casse dello Stato.
Di fronte alle difficoltà di bilancio dello Stato, quale può essere la soluzione in un’ottica federalista per quanto riguarda i trasferimenti agli enti locali?
La riforma federalista è stata avviata in un periodo non favorevole. Il federalismo fiscale infatti non si può attuare in periodi di recessione economica, perché il livello più alto di governo tende ad accentrare le leve finanziarie per contrastare la crisi. Ci sono state quindi delle scelte contraddittorie, fino a quelle più recenti del governo Monti relative alla tesoreria comunale in funzione di un accentramento delle risorse funzionale a ottenere risparmi di spesa a livello aggregato. La chiave fondamentale del federalismo in funzione di una maggiore efficienza della spesa pubblica è quella di una maggiore responsabilità. Maggiore responsabilità significa certezza delle risorse destinate ai Comuni. Anche con il governo precedente abbiamo assistito a continui tagli agli enti territoriali, e questo sicuramente non è una strada attraverso cui garantire una maggiore efficienza del sistema.
(Pietro Vernizzi)