Pare che Zingaretti si accinga a vincere a mani basse; certo, Storace vanta uno zoccolo duro di elettori disposti a seguirlo ovunque, è uscito dalle sue vicende giudiziarie pulito ed è già stato una volta presidente della Regione; tutto ciò, secondo Mario Morcellini, preside di Scienze della comunicazione della Sapienza di Roma, non basterà. Gli abbiamo chiesto quale sarà il principale terreno di scontro delle elezioni regionali laziali e come sta evolvendo il dibattito.
Professore, quali sono le questioni che decideranno il vincitore?
E’ necessaria, anzitutto, un’estrema discontinuità rispetto al passato. Pochi casi come quello della regione Lazio hanno contribuito all’impressione generale di una drammatica degenerazione della politica. Inoltre, la Regione ha un’arretratezza storica in termini di innovazione. E ha problemi spaventosi di insolvenza nei confronti delle imprese private. Il disagio è enorme. La stessa opposizione, in questi anni, è stata pressoché invisibile ed esangue. Vincerà, quindi, chi riuscirà, attraverso le proprie dichiarazioni d’intenti, a dimostrare di essere il più distante possibile dalla scorsa gestione e il più credibile rispetto ai temi suddetti.
Come valuta, da questi punti di vista, Zingaretti?
Parte da un clamoroso vantaggio. Poche volte ho visto un candidato disporre di un tale zoccolo duro di privilegi: ha un grande carisma personale, anzitutto. Si è guadagnato un’enorme credibilità sul fronte dei rapporti, stando sul territorio invece che nei salotti buoni. Ha militato, inoltre, solidamente nel partito e, in una fase in cui le certezze politiche vengono smarrite, rappresenta una garanzia di sicurezza. Può contare, inoltre, sul fatto che il centrodestra ha faticato a raggiungere una candidatura unitaria, ma non ha trovato una persona in grado di rappresentare il nuovo. La scelta di Storace, indubbiamente, non è priva di coraggio, ma avvantaggia Zingaretti.
Storace potrebbe rappresentare il classico “usato garantito”
Di sicuro, l’uomo è a posto. Dal punto di vista della gestione delle sue vicende processuali, inoltre, non si è neppure fatto troppa pubblicità, pur essendosi risolte positivamente per lui. Viene, però, percepito come un politico decisamente più di lungo corso di Zingaretti. Oltretutto, per quanto Berlusconi stia riuscendo a rimarginare le ferite, la scelta di Storace allontana il centro. E, l’ultima volta, il centrodestra ha vinto perché c’era l’Udc.
Come mai il centrodestra non è riuscito a candidare qualcuno che fosse espressione del Pdl, il partito maggiore della coalizione?
Ci sono stati tentativi di candidatura importanti che non sono andati a buon fine. Del resto, Storace si è candidato presto, ma la sua investitura è arrivata tardi. Se le tempistiche fossero state differenti, sarebbe apparso come una scelta aggregante, e non come un candidato di bandiera.
Crede che il centrodestra sia riuscito, almeno, a “fare pulizia” all’interno delle sue liste?
Mi pare che si sia fatto una sforzo notevole. Resta da capire se gli “scartati” si mobiliteranno per la causa. Anche in tal caso, le tempistiche sono state sbagliate. Se si deve dire ad una persona che porta voti che sarà esclusa dalla competizione, è meglio dirglielo per tempo che negoziare all’ultimo delle alternative. Dal punto di vista della rappresentazione pubblica lo spettacolo non è stato felicissimo.
Perché nel Lazio la correlazione con le Politiche, come avviene in Lombardia, non viene percepita, pur essendoci Roma e le istituzioni repubblicane?
Dipende da due circostanze: il personale politico della Lombardia è estremamente contiguo alla leadership nazionale del centrodestra, e in grado di condizionarla. Inoltre, l’autorevolezza della Regione Lombardia non é superata da nulla, se non dall’autorità religiosa del cardinale di Milano. A Roma sopra la Regione, invece, c’è, anzitutto, il Comune, che dal punto di vista dell’immaginario collettivo viene ritenuto più importante. Ci sono, inoltre, il Parlamento e le altre istituzioni. E, Oltretevere, il Vaticano. Nella raffigurazione architettonica dei poteri, la Regione è al quarto posto.
(Paolo Nessi)