A Roma 376mila famiglie saranno esentate dall’Imu sulla prima casa.
Il calcolo sarà effettuato in base al cosiddetto “Quoziente Roma” e, dunque, saranno interessati i nuclei con reddito Isee inferiore a 15 mila euro, con a carico almeno un figlio sotto i 25 anni o disabili.
L’annuncio di 15 giorni fa è diventato realtà con la delibera adottata l’8 maggio dalla giunta capitolina.
L’ammanco per le casse del Campidoglio sarà recuperato – secondo i calcoli della giunta Alemanno – con la rivalutazione delle rendite catastali degli immobili situati nelle zone più prestigiose della città.
La decisione è arrivata al termine del processo di revisione delle rendite catastali eseguito da Roma Capitale su 223.407 immobili in zone di pregio – come il centro storico, Prati, Borgo, San Saba, Testaccio, Parioli e Flaminio – da cui è risultata l’esistenza di immobili che pur essendo di lusso godevano di privilegi sulla rendita catastale.
Una nota del campidoglio spiega che la revisione degli estimi “riguarderà il 7,49% delle prime case a Roma oltre a immobili non uso abitazione o seconde case per le quali si sono concluse le procedure di riclassificazione e adeguamento della rendita catastale a quello di mercato: la stima di incremento di gettito derivante dalle nuove rendite in base alle stesse aliquote Imu dello scorso anno sarà in particolare di 116,2 milioni di euro. L’intero importo derivante dalla rivalutazione sarà destinato ad alleviare il carico fiscale sulla prima casa per le circa 376.000 famiglie romane che versano in particolari situazioni di disagio economico-sociale”.
Non è possibile abolire la prima rata di giugno, ma si potrà chiedere il rimborso, mentre la seconda sarà azzerata.
I criteri per l’esenzione sono contenuti in una memoria della giunta che incarica il Dipartimento Risorse economiche di dare attuazione alle nuove agevolazioni.
Plauso e critiche al provvedimento.
Se infatti non si può non concordare sull’opportunità di una iniziativa a vantaggio di famiglie in difficoltà, dall’altra gli avversari politici non hanno perso l’occasione – a poco più di due settimane dalle elezioni comunali – per gridare alla demagogia e sottolineare la mancanza di una reale copertura economica per il provvedimento.
Il costruttore-candidato Alfio Marchini, ad esempio, parla di provvedimento “condivisibile in sé” ma “impraticabile ora. Verrebbero a mancare 200 milioni al Comune e non ci sarebbe liquidità per pagare gli stipendi ed erogare i servizi” dice.
Duro arriva poi l’attacco di Confedilizia:“Cosa non si fa sotto elezioni, invece di occuparsi delle buche stradali o del degrado della nostra città”.
Secondo l’associazione “il sindaco sa, ma non dice, che tali maggiori entrate sono del tutto ipotetiche (non reali, non spendibili) perché i cittadini interessati dai nuovi classamenti, decisi a tavolino, potranno, legittimamente, ricorre alle Commissioni tributarie che decideranno sui dati reali che verranno loro forniti dagli interessati, non sulle elucubrazioni decise a tavolino, senza alcun sopralluogo, per far cassa, a pochi giorni dalle nuove elezioni comunali”.
Ad ogni modo Alemanno incassa, e poi si reca all’appuntamento dei sindaci di centrodestra sotto la sede del ministero dell’Economia “per chiedere subito l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, senza ricadute sulle spalle dei Comuni. Noi a Roma lo abbiamo già fatto per 376mila famiglie, ovvero il 36%. Ora vogliamo che tutte le famiglie italiane siano liberate da questa tassa”, ha dichiarato.
(Marinella Bandini)