RUMENI INFURIATI PER IL “FURTO” DI ELEZIONI E CANDIDATO PRINCIPALE: COSA STA SUCCEDENDO A BUCAREST
«Ladri di democrazia», «L’Europa è morta», «liberate la Romania»: sono solo alcuni, e i più edulcorati, degli slogan che da ore si odono nelle piazze di Bucarest e delle principali città del Paese che a due mesi dalle “nuove” Elezioni Presidenziali 2025 hanno subito l’ennesima svolta clamorosa di questo infinito scenario politico nel mezzo dello scontro più grande fra Unione Europea e Russia. Calin Georgescu, candidato vincitore del primo turno alle Elezioni di fine novembre – poi annullate dalla Corte Costituzionale – è stato ufficialmente escluso dalla possibilità di candidarsi per il voto riprogrammato per il 4 maggio 2025.
Come vi abbiamo raccontato in questi giorni convulsi in Romania, la campagna elettorale verso le Elezioni Presidenziali perde il principale favorito alla vittoria finale, il professore della destra filo-Trump (e accusato di essere un “fantoccio” della Russia) che dopo il 23% nel voto del 24 novembre 2024 è cresciuto nei sondaggi fino ad oltre il 40% proprio per le inchieste, l’arresto e ora l’esclusione dalla sfida democratica. L’ultima goccia che ha fatto infuriare la piazza rumena – cresciuta in questi mesi dopo le iniziali isolate proteste dei più irriducibili anti-UE e filo-Russia – è la decisione definitiva presa dalla Corte Costituzionale dopo il ricorso presentato da Georgescu contro l’esclusione partorita dalla Commissione Elettorale.
In neanche un’ora di camera di consiglio, la Suprema Corte di Bucarest ha escluso all’unanimità ogni ricorso presentato: in attesa delle motivazioni, restano i criteri affermati dalla Commissione che rifiuta la presenza del candidato Georgescu per le indagini penali a suo carico, le presunte irregolarità nei documenti presentati e soprattutto per il presunto “tentato golpe“ lanciato contro la Romania dopo aver ricevuto aiuti su social e TikTok durante la prima campagna pre voto di novembre.
Tanto da Mosca quanto dagli Stati Uniti – dove Trump e Musk sostengono apertamente Georgescu – sono giunte smentite in questi giorni sulle presunte ingerenze nel voto. Nulla è bastato, il candidato indipendente della destra anti-Bruxelles non potrà partecipare alle Elezioni di maggio, con il rischio concreto di semi-guerra civile in corso per l’imminente campagna elettorale finale.
GLI SCENARI “POST” GEORGESCU E IL FALLIMENTO DEL SISTEMA DEMOCRATICO IN ROMANIA
Gli insulti, l’assedio – per ora pacifico – davanti alla sede della Corte Costituzionale a Bucarest, e la grossa rabbia per il duplice colpo “apprezzato” dall’Unione Europea (ovvero l’annullamento del primo turno delle Elezioni Presidenziali, che avrebbe portato al ballottaggio tra Georgescu e Lasconi, e ora l’esclusione del candidato nel “mirino” di Bruxelles).
Ora è tutto da rifare, con la destra che cerca un sostituto e avrà fino a sabato come tempo per presentare un candidato alternativo: il profilo ideale nonché già sceso in piazza con Georgescu nelle scorse settimane, è il leader dell’AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni) George Simion, forte di un 30% nei sondaggi qualora alle Elezioni davvero non potesse prendere parte (come sembra) lo stesso Georgescu.
Si è poi parlato anche dell’ipotesi di Dan Dungaciu, altro potenziale uomo forte della destra rumena, così come il presidente del partito AUR Claudiu Târziu: ad oggi si attende che Georgescu sciolga le sue riserve, come ha indicato Simion che vuole attendere la mossa del suo nuovo alleato, a cui si rimetterà e che seguirà in qualsiasi caso.
«Oggi i padroni hanno deciso: niente uguaglianza, niente libertà, niente fraternità per i rumeni», attacca su X Georgescu criticando l’UE e la «dittatura contro la Romania». Con l’Europa delle destre e l’America che «tornano grandi», per il candidato filo-Trump le scelte della politica rumena vanno a seguire i diktat presunti di Bruxelles, «contro il popolo romeno». Al netto di cosa potrebbe succedere, al netto di come andranno le Elezioni e la prossima infiammata campagna elettorale, la tenuta sociale della Romania è a rischio.
In campo al momento per il voto di maggio, in attesa di capire l’AUR (con l’alleato POT) chi schiereranno, ci restano il sindaco di Bucarest Nicusor Dan (liberale) e il candidato dei socialisti europeisti al Governo, Crin Antonescu. Ma le sorprese (anche clamorose) sono dietro l’angolo: quello che permane, al netto delle posizioni pro o contro Georgescu, è una gestione del sistema democratico rumeno tutt’altro che limpido, con interventi mai visti finora in Europa e mai del tutto motivati/spiegati a dovere. E sempre con il silenzio assordante nel merito della Presidente della Commissione Europea Von der Leyen…
11 martie 2025 – Azi, stăpânii au decis: fără egalitate, fără libertate, fără fraternitate pentru Români. Trăiască Franța și Bruxelul, Trăiască colonia lor numită România!
În timp ce America devine măreață din nou, Europa și România – aflate în dictatură, au devenit mărunte și…
— Călin Georgescu OFFICIAL ACCOUNT (@CG_Romania) March 11, 2025