IL MONITO DEL SEGRETARIO RUBIO TRA NEGOZIATI DI PACE E SANZIONI ALLA RUSSIA: LA MOSSA DI TRUMP DOPO L’INCONTRO IN VATICANO
Quante volte in questi 3 anni di guerra in Ucraina si è sentita la locuzione “settimana decisiva”? Esatto, troppe, eppure quanto annunciato oggi dal Segretario di Stato americano Marco Rubio parrebbe avere tutti i contorni di un ultimo effettivo monito sganciato dalla Casa Bianca per convincere Putin e Zelensky a far comminare la pace tra Russia e Ucraina. Sfruttando il “clima” geopolitico ottimale messo in campo dall’Italia e dal Vaticano prima e dopo i funerali solenni di Papa Francesco in Piazza San Pietro, l’amministrazione Trump prova il “forcing” finale per arrivare alla tregua.
Dopo 90 giorni di intensi tentativi, missioni e colloqui di pace innestati dagli Stati Uniti – sottolinea il “ministro degli Ester”i Rubio in una intervista alla NBC – la settimana che si apre domani sarà decisiva per capire se Kiev e Mosca «vogliono veramente la pace e quanto sono ancora vicine o lontane». Settimana dunque determinante, con nuovi incontri previsti e con uno scenario comunque ancora complicato, nonostante le aperture di entrambe le parti al piano di pace presentato negli scorsi giorni (in forma aggiornata rispetto ai colloqui in Arabia Saudita) dal Donald Trump.
La tregua è complicata, ha spiegato ancora Rubio, anche se non si esaurisce la spinta americana per ottenerla (al netto della pazienza “a tempo” comunicata da Trump a Putin e Zelensky nelle ultime interlocuzioni): «l’unico che può portare le due parti insieme per mettere fine alla guerra è Donald Trump», riflette e conclude il Segretario di Stato ritenendo vicina ma ancora non del tutto definita la pace iniziale tra le parti, l’unica soluzione è e resta «il negoziato in cui ognuna è pronta a rinunciare a qualcosa per la pace».
Dopo l’importante vertice in Vaticano prima dei funerali con Zelensky, Trump ha messo in chiaro la mossa diplomatica della “spinta” su Mosca e Kiev, sia con aperture che con “ultimatum” anche forti come l’ultimo post Truth in cui si appella a Putin per fermare subito «questa inutile strage».
CAOS IN KURSK (ANCORA CONTESO): IL BOTTA E RISPOSTA TRA PUTIN E ZELENSKY ALLONTANA I NEGOZIATI?
Se dall’Ucraina giunge pieno ringraziamento per il Vaticano in merito all’incontro fra Trump e Zelensky all’interno della Basilica di San Pietro («grande sostegno della Santa Sede per l’incontro di sabato» si legge nel comunicato del Governo di Kiev), dalla Russia un primo indiretto commento all’evoluzione dei negoziati di pace futuri tra Usa, Ucraina e Mosca giunge dalla “risposta” data da Vladimir Putin sulla guerra nel Kursk. Dopo infatti la spinta americana a trovare una tregua il più immediato possibile, il Cremlino annuncia la piena liberazione della regione russa invasa dalle truppe ucraine nell’agosto del 2024.
Un territorio riconquistato ormai del tutto, anche se la presenza dei soldati di Kiev non è ancora del tutto debellata: «La sconfitta completa del nemico al confine con il Kursk», si legge nel comunicato giunto ieri da Mosca, di fatto crea le condizioni reali per un successo generale delle truppe russe «avvicinando la sconfitta del regime neonazista in Ucraina». Secondo Putin il fallimento di Zelensky (e degli alleati occidentali che hanno inviato armi e aiuti fin dalla scorsa estate per la presa del Kursk) è ormai evidente, e per questo occorrerebbe scendere ai negoziati di pace per siglare il cessate il fuoco.
IL PERICOLO DELLE SANZIONI E LA SETTIMANA “DECISIVA”
Il problema è che la contesa sul territorio in battaglia si aggiunge a quella geopolitica sugli altri territori finora occupati dai russi nei 3 anni di guerra d’invasione: oggi lo stesso Presidente dell’Ucraina ha sottolineato che la battaglia nella regione russa risulta molto difficile ma anche non definitivamente perduta. L’Ucraina chiede all’Occidente di spingere sulla Russia per far accettare il piano di pace proposto dalla Casa Bianca, accogliendo con favore l’iniziativa di questi ultimi giorni del Presidente Putin di invitare il nemico russo a concludere le offensive all’istante per far partire i negoziati.
Siamo dunque di nuovo alla stessa situazione di questi ultimi mesi: due posizioni opposte, una richiesta di cessate il fuoco “comune” e un’America disposta ora al rush finale per spingere alla tregua, minacciando di procedere a sanzioni che però lo stesso Segretario di Stato USA Marco Rubio ritiene solo come ultima extrema ratio: un attimo dopo l’imposizione delle sanzioni, effettive, «si sarebbe condannati ad altri due anni di guerra» e questo Washington, ma nemmeno Kiev e Mosca, lo vorrebbero.
La settimana che si apre sarà dunque potenzialmente decisiva, con l’Europa che si prepara al prossimo futuro: dopo gli spiragli di pace visti in Piazza San Pietro ai funerali del Papa ieri, oggi tra le nuove interlocuzioni mondiali al telefono si segnala il colloquio tra Giorgia Meloni e Ursula Von der Leyen volto ad approfondire le posizioni che l’Europa dovrà prendere nella fragilissimo “equilibrio mondiale”che si potrebbe creare con i negoziati Russia-Ucraina nei prossimi mesi.