I PRIMI COMMENTI UFFICIALI DEL CREMLINO DOPO LA LUNGA TELEFONATA FRA PUTIN E TRUMP DEL 12 FEBBRAIO SCORSO
La guerra in Ucraina, in qualunque modo, si concluderà nel 2025: la promessa di pace annunciata dagli Usa di Trump assieme alla Russia di Putin si va irrobustendosi ogni giorno di più con la progressione dei contatti negoziali tra i due team diplomatici scelti per concordare cessate il fuoco e fine del conflitto (iniziato, lo ricordiamo il 24 febbraio 2022 dopo l’invasione del Donbass da parte delle forze russe). Dopo la lunga telefonata di svolta fra Putin e Trump dello scorso 12 febbraio 2025, la garanzia di Washington all’alleato ucraino Zelensky è che ogni passaggio sarà concordato e negoziato con Kiev, anche se quest’ultima non si fida del Cremlino e denuncia nuovi attacchi mirati sulle città ucraine ancora in questo weekend.
Nel consueto colloquio quotidiano con i media russi, in particolare la TASS, il portavoce storico del Presidente Putin, Dmitri Peskov, illustra nel dettaglio l’evoluzione delle interlocuzioni Usa-Russia che porteranno alla tregua entro pochi mesi: i negoziati fra Trump e Putin «sono un potente messaggio di pace in Ucraina». Non solo, è il dialogo che si sta innestando sull’asse Mosca-Washington a dover rassicurare i popoli attraversati da una lunga (e inutile) carneficina: secondo il braccio destro di Putin, le sanzioni dell’Occidente non potranno in alcun modo interferire con i negoziati diretti fra Russia e Stati Uniti, anche perché «Con la stessa rapidità con cui vengono applicate, possono essere revocate». In ultima analisi, Peskov conferma quanto già detto dal leader autarchico russo nella lunghissima telefonata di disgelo della scorsa settimana: «Trump è libero di visitare la Russia quando vuole», così come qualsiasi altro leader straniero è invitato alla Parata della Vittoria il 9 maggio 2025
IL TAVOLO NEGOZIALE VA COSTRUENDOSI: RUBIO CHIAMA LAVROV, “CONTATTI REGOLARI”
A riconferma del grado in evoluzione costante per i negoziati tra Russia e Stati Uniti, nelle scorse ore il Segretario di Stato Marco Rubio ha sentito al telefono il Ministro degli Esteri Sergei Lavrov, concordando sui prossimi passi diplomatici da condurre: il Cremlino conferma che su iniziativa Usa la conversazione tra le due diplomazie estere ha ripreso ad intendersi, «concordiamo sui contatti regolari per la preparazione del vertice tra Putin e Trump».
Sebbene ancora manchi una location ufficiale per il tavolo di pace (anche se salgono le quotazioni dell’Arabia Saudita, con negoziati russi, ucraini e americani che si starebbero dirigendo proprio a Riad per impostare il tutto), il piano di pace messo in campo da Casa Bianca e Cremlino punterebbe comunque ad allargare gli orizzonti delle risoluzioni, non solo in Ucraina ma anche nel più intricato Medio Oriente. Al netto del coinvolgimento che ci sarà di Zelensky – ancora da capire in che forma e modalità – sembra al momento del tutto esclusa l’ipotesi di avere rappresentanti dei Paesi UE al tavolo delle trattative: come ha del resto detto di recente il vicepresidente J. D. Vance alla Conferenza di Monaco, il problema vero per l’Europa non è Putin né qualsivoglia altra minaccia, ma è l’UE stessa tra libertà di parola, emergenza migranti e ritardi nella competitività (non così distante dalla “tonante” strigliata di Mario Draghi contro Bruxelles sulle colonne del Financial Times).