La proposta di legge di Fratelli d’Italia per riformare le funzioni di controllo e consultive, oltre che la responsabilità per danno erariale, della Corte dei Conti «va nella direzione giusta» secondo Sabino Cassese, ma «in modo parziale e debole». La proroga a giugno della limitazione della responsabilità erariale per attività Pnrr a casi di dolo è una misura «contingente» per il giurista, secondo cui «riduce la responsabilità solo per un settore di attività». Invece, l’esclusione della responsabilità per atti sottoposti a controllo preventivo con esito positivo «incide poco perché spesso la responsabilità non viene contestata relativamente ad atti, ma a condotte: si applica solo all’attività amministrativa tradizionale che si svolge per atti». Cassese ne parla al Giornale, ricordando che la Corte dei Conti è «soggetta alla Costituzione e alla legge», che non solo può, ma «anzi deve determinarne i compiti».
Per quanto riguarda il consigliere Marcello Degni, per Cassese ha commesso «due errori gravi». Il primo è aver violato l’obbligo di riservatezza: un magistrato «non può fare dichiarazioni pubbliche, parteggiando per una forza politica o per un’altra». Inoltre, un magistrato contabile «dovrebbe auspicare una sollecita approvazione parlamentare del bilancio di previsione, non l’esercizio provvisorio, che può produrre gravi danni allo Stato». Pertanto, non solo sono «dichiarazioni inopportune» per il giurista, ma anche «esternazioni illegali, che violano l’obbligo di imparzialità e riservatezza».
SABINO CASSESE “CORTE DEI CONTI FA TANTE COSE, MA NON QUELLA ESSENZIALE”
Lo stesso discorso di terzietà vale per Tommaso Miele, che si è professato fan M5s ed è finito nella bufera in passato per insulti a Matteo Renzi. Ma Sabino Cassese ritiene anche che molti uffici della Corte dei Conti scimmiottino le procure penali: «Non si tratta di credere o non credere. Basta leggere gli atti e confrontarli con quelli delle procure penali». Il giurista ritiene che se la Corte dei Conti fosse una casta, ci sarebbe da essere contenti. Ma in realtà ritiene che sia «un sindacato e come un sindacato si comporta, chiedendo al governo di aprire tavoli negoziali e dimenticando di essere uno dei corpi principali dello Stato; comportandosi quindi come una sorta di corporazione all’interno dello Stato». Per Cassese un controllo efficace dei magistrati contabili «è quello svolto da un soggetto terzo, che non è coinvolto nella decisione, che opera in maniera indipendente ed ex post, che non valuta atto per atto, ma l’azione complessiva e i risultati, che non opera a tappeto ma a campione, andando in profondità e non limitandosi ad esami cartolari».
Un altro problema per Cassese è che la Corte dei Conti «fa tante cose che non dovrebbe fare e non fa quella essenziale, che sarebbe il suo compito». Dovrebbe essere l’occhio del Parlamento e riferire alle Camere sull’esito dei riscontri che svolge sulla gestione del bilancio statale. «Oggi composta, con pochissime eccezioni, da giuristi, mentre una volta era per metà composta da ragionieri ed altri esperti di bilanci e di conti. Mancando della preparazione di base, svolge un controllo di tipo formale, mentre, se fosse composta di economisti, aziendalisti, esperti di scienza delle finanze, potrebbe svolgere davvero il ruolo di controllore dell’efficienza della spesa pubblica», aggiunge Cassese al Giornale. Infine, il giurista rimprovera il fatto che in Italia ci siano controlli sulle responsabilità per presunti danni, ma machine poi verifiche sui risultati dell’attività amministrativa, che invece «aiuterebbero anche a capire che cosa funziona e che cosa non funziona e come migliorare in futuro».