Sabino Cassese/ “Ok green pass al lavoro: prevale il diritto alla salute”

- Carmine Massimo Balsamo

Il giurista Sabino Cassese sul green pass: "La formula è convincente perché è ispirata al criterio della progressività e della proporzionalità"

Sabino Cassese Sabino Cassese, presidente emerito della Corte Costituzionale (LaPresse)

Sì al green pass sul lavoro, prevale il diritto alla salute: così Sabino Cassese a Il Messaggero. L’ex giudice della Consulta ha fatto il punto della situazione sulle misure del governo, ribadendo che la possibilità di imporre trattamenti sanitari – in questo caso la vaccinazione contro il Covid – è espressamente contemplata dalla Costituzione: «Nell’applicazione concreta: la Corte costituzionale ha fissato altri limiti. L’obbligo non può essere prescritto all’infinito. Deve essere proporzionato. Va attuato in maniera progressiva».

Sabino Cassese ha poi condiviso la posizione del professor Ichino a proposito del green pass sul lavoro, sottolineando che il codice civile stabilisce un obbligo per l’imprenditore di prendere cura della salute dei lavoratori: «Questo obbligo comporta che l’imprenditore richieda a tutti i lavoratori di rispettare il diritto alla salute, che si esercita reciprocamente da parte dell’uno nei confronti degli altri».

SABINO CASSESE SUL GREEN PASS

Nel corso della lunga intervista, Sabino Cassese s’è soffermato sui ricorsi al Tar dei dipendenti del sistema sanitario contro l’obbligo vaccinale, sottolineando che ognuno ha il diritto di rivolgersi al giudice, ma quest’ultimo non può che dare una risposta negativa: «L’ordinamento giuridico consente, nelle forme dovute e cioè con il ricorso alla legge, di stabilire trattamenti sanitari obbligatori». Il giurista è poi tornato sull’obbligo di green pass in ottica di limitazioni alla libertà, spiegando che la formula adottata è convincente. Sabino Cassese ha infatti affermato che è ispirata al criterio della progressività e della proporzionalità: «Prima di stabilire un obbligo generale, si stabiliscono obblighi per categorie, in relazione ai contatti sociali. In altre parole, chi vuole restare a casa può farlo e non vaccinarsi. Un comportamento di questo tipo non è comunque conforme a quei doveri di solidarietà sociale che sono previsti dalla Costituzione, perché, se non si raggiunge una immunità ampia, non si riescono a proteggere le persone che non possono vaccinarsi».





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