Ogni anno milioni di salmoni, seguendo un istinto antico, migrano dai fiumi ai mari per completare il loro ciclo vitale ma un’inquietante quanto inaspettata minaccia sta colpendo questa tradizione millenaria: si tratta del clobazam, un ansiolitico che – attraverso le acque reflue – ne altera il comportamento e i pesci – normalmente prudenti e abituati a muoversi in gruppo per difendersi dai predatori – diventano più audaci, solitari e veloci, caratteristiche che, paradossalmente, li rendono più vulnerabili.
L’alterazione chimica modifica profondamente il loro modo di affrontare ostacoli naturali come rapide e dighe, aumentandone la velocità ma riducendo la capacità di sopravvivenza; i ricercatori svedesi, attraverso studi controllati, hanno dimostrato che i salmoni esposti a basse dosi di ansiolitici superano barriere artificiali con maggiore rapidità ma, procedendo da soli anziché in gruppo, aumentano le probabilità di essere predati durante il viaggio verso il mare.
Questa disgregazione sociale rischia quindi di compromettere l’intero successo riproduttivo della specie: i danni non si limitano al singolo esemplare, ma si riflettono sull’intero ecosistema fluviale.
Salmoni a rischio: come gli ansiolitici alterano il delicato equilibrio naturale
Il problema dell’inquinamento farmaceutico si estende oltre il comportamento dei singoli pesci in quanto tocca l’intera catena alimentare: i salmoni, esposti al clobazam, diventano prede più facili per trote, lucci e predatori marini, alterando così il delicato equilibrio ecologico e se e il numero di smolt sopravvissuti cala drasticamente, a risentirne saranno anche gli animali che dipendono da loro come fonte di cibo.
Inoltre, gli adulti che riescono a tornare nei fiumi per riprodursi saranno sempre meno; l’inquinamento da ansiolitici, pur essendo invisibile all’occhio umano, ha effetti devastanti e duraturi poiché il rilascio costante di questi farmaci nelle acque di scarico rappresenta una minaccia concreta per la biodiversità.
Le tecnologie attuali di depurazione non sono ancora sufficientemente efficaci nel rimuovere completamente questi composti chimici, rendendo necessario un ripensamento radicale delle pratiche di smaltimento farmaceutico, nel frattempo, la resilienza degli ecosistemi fluviali viene messa a dura prova: agire ora è fondamentale per proteggere la fauna acquatica e preservare il fragile equilibrio tra specie che si è costruito in milioni di anni di evoluzione.