L’operazione di correzione della spina bifida effettuata nell’utero materno a Milano ha segnato una piccola rivoluzione grazie a una tecnica molto meno invasiva del solito. Le precedenti portavano al rischio della morte del feto, ma non solo anche a possibili complicazioni proprio alla mamma. Intanto le ultime notizie ci dicono che la donna è già stata dimessa dall’ospedale in buono stato di salute. Il parto, secondo le ultime valutazioni, dovrebbe avvenire attorno alla 38ma settimana per evitare ulteriori, possibili, complicazioni. C’è poi un discorso etico da fare, perché fin troppo spesso arrivano aborti preventivi quando viene diagnosticato nei primi mesi di gravidanza questo problema. La possibilità di risolverlo prima della nascita può essere un incentivo per portare a termine più gravidanze e dunque per regalare vita e speranza a chi magari non ne aveva per motivi imposti dalla natura. Dal San Raffaele quindi arriva proprio una grande speranza di vita con la possibilità di vedere molti bambini salvati e in grado di vivere una vita totalmente autonoma e libera da complicazioni invalidanti. (agg. di Matteo Fantozzi)
Intervento rivoluzionario al San Raffaele di Milano
La spina bifida potrebbe diventare un problema risolvibile ancora prima della nascita del bambino. All’Ospedale San Raffaele di Milano è stato effettuato il primo intervento in Europa di ricostruzione completa fetale all’interno dell’utero materno. Si è agito con una tecnica micro-neurochirurgica molto complessa, che ha chiesto l’impegno di un team interdisciplinare di specialisti. L’intervento ha portato alla riparazione definitiva di un difetto dorsale congenito con un impatto da considerarsi davvero minimo a livello dell’utero. Questo ha evitato eventuali rischi sia per la mamma che per la prosecuzione della gravidanza. Il professor Massimo Candiani, primario di ginecologia e ostetricia, ha coordinato l’intervento chirurgico, sostenuto dal primario di neurochirurgia Pietro Mortini. Il tutto è durato attorno alle due ore ed è andata secondo quanto previsto in fase pre-operatoria. Si è entrati dentro al sacco amniotico grazie a una piccola incisione dell’utero esponendo il dorso fetale per ridurre la malformazione.
“Traguardo importantissimo per la terapia fetale”
L’intervento di ricostruzione completa fetale della spina bifida è stato definito come un “traguardo importantissimo” dal primario Massimo Candiani. Il professore ha aggiunto: “Questo eccezionale intervento chirurgico permette grandi opportunità di cura rispetto ai risultati che si possono ottenere con terapie effettuate in epoca neonatale”. Si tratta, sempre per il dottore, di un’opzione molto importante per le donne in gravidanza a cui è stata diagnosticata questa malformazione fetale. Il neurochirurgo Pietro Mortini invece ha aggiunto: “Le evidenze scientifiche dimostrano che i bambini nati con la spina bifida operati in utero hanno meno conseguenze neurologiche dopo che sono nati. Inoltre questi hanno anche maggiori possibilità di recuperare rispetto a quelli che vengono operati dopo che sono nati”. La spina bifida, va ricordato, è una patologia che condiziona in maniera invalidante la vita di chi ne è colpito.