Neurofibromatosi: eseguita mappatura completa del cervello/ Due scienziati italiani aprono a nuove cure

- Davide Giancristofaro Alberti

Neurofibromatosi: eseguita mappatura completa del cervello. Due scienziati italiani aprono a nuove cure per questa patologia

Stimolazione cerebrale profonda Stimolazione cerebrale profonda

Passi in avanti per la cura della neurofibromatosi, una malattia del cervello particolarmente diffusa che provoca dei tumori molto spesso maligni. Uno studio che ha coinvolto 25 centri di ricerca in tutto il mondo, a cui capo vi erano i due scienziati italiani Antonio Iavarone e Anna Lasorella, è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista “Nature Medicine”, e ha mostrato nuove possibilità di cure, fino ad ora mai scoperte. Come sottolineato da La Stampa, lo studio condotto dai due nostri connazionali, da tempo però trasferitisi negli Stati Uniti e collaboratori stabili con la Columbia University di New York, aveva come obiettivo quello di mappare i tumori celebrali che colpiscono appunto i malati di neurofibromatosi di tipo 1. Grazie a questa mappatura completa sarà ora più semplice realizzare delle terapie anti-tumorali personalizzate a seconda del paziente. La neurofibromatosi colpisce una persona su tremila, e di solito lo sviluppo del tumore è più veloce nell’adulto rispetto al bambino.

NEUROFIBROMATOSI: LE NUOVE SCOPERTE FANNO BEN SPERARE

Il tumore provocato dai neuro fibromi è uno dei più difficili da debellare, visto che resiste nella maggior parte dei casi sia al trattamento con la chemioterapia che a quello con la radioterapia. In alcuni casi quest’ultimo intervento viene addirittura considerato dannoso, in grado cioè di aggravare la situazione e non di risolverla. Inoltre si tratta di un tumore complicato da trattare anche chirurgicamente proprio per la zona delicata in cui si sviluppa. Grazie al nuovo studio, ha sottolineato Lavarone, si è scoperto che molti gliomi a crescita più lenta nei pazienti con NF1 non avrebbero al loro interno dei macrofagi, delle sorti di cellule che bloccano il sistema immunitario, come invece si pensava in precedenza. Si è scoperto inoltre che tali gliomi produrrebbero delle proteine chiamate neoantigeni, che favoriscono invece la risposta immunitaria, rovesciando di fatto il quadro precedente.





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